Nella giornata del 17 agosto 45 migranti muoiono, tra cui 5 minori, a largo della Libia nella costa di Zwara. Il naufragio è stato determinato dall’esplosione del motore della barca che li stava trasportando per lasciare l’Africa. Sono sopravvissute altre 37 persone. Secondo l’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (OIM) è il più grosso naufragio di quest’anno. Ma non si tratta solo di numeri, si tratta di vite umane. Altri 45 migranti morti nel Mar Mediterraneo mentre sacrificavano le loro vite per un futuro migliore. Se le organizzazioni di soccorso e di ricerca delle imbarcazioni non si attiveranno al più presto, si rischierà di avere altri naufragi di questa portata.
La situazione può degenerare
La notizia dei 45 migranti morti nel Mar Mediterraneo è stata comunicata dai sopravvissuti al naufragio. Questi ultimi provenienti principalmente da Senegal, Ciad, Mali e Ghana sono stati soccorsi da pescatori e riportati in Libia dove detenuti dall’amministrazione locale.
L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) e l’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni chiedono agli stati di intervenire nei soccorsi e nelle procedure di salvaguardia dei migranti. Non si può continuare ad ignorare le richieste di aiuto da parte dei cittadini africani, i quali mettono in pericolo la loro vita e muoiono nel Mar Mediterraneo.
Forse la pandemia Covid19 non ci ha ben ricordato quanto siano importanti le vite umane. Per molti la morte di un caro è stata un evento tragico, mentre la morte di 45 migranti nelle nostre acque sprigiona una profonda crudeltà. Questo perché l’Italia è spaventata. L’Italia è spaventata da gruppi di uomini che vanno in giro la notte senza ben sapere cosa fare della loro vita. Questi uomini che arrivati in Italia si rendono ben presto conto che “tutto il mondo è paese”. Questi uomini non sono così diversi dai giovani studenti italiani, i quali dopo anni di sacrificio realizzano di non avere dignitose prospettive future. I giovani italiani sognano una vita migliore in un paese decente e molti di questi si trasferiscono in altri stati per continuare gli studi o lavorare. Così come i ragazzi britannici valutati da un algoritmo che li ha discriminati per la scuola pubblica di appartenenza, tutti noi allo stesso modo siamo giudicati dal nostro paese di provenienza. Ma siamo o non siamo tutti uomini? La vera domanda è: perché siamo così crudeli?
L’umanità non è equa
Come ha scritto Zygmunt Bauman: siamo tutti un prodotto. La nostra società ci categorizza per il nostro valore. Un valore dettato dal denaro e non dal nostro percorso personale. Se sei un cittadino australiano con un master costoso troverai lavoro ovunque, mentre i tuoi studi sudati in un paese del Sud Italia, o peggio in Africa, non ti agevoleranno l’ammissione in un’azienda. Questo perché siamo educati alla gerarchia umana. Impariamo da grandi la versione adulta della scoperta dell’America: gli Europei hanno invaso le Americhe con le loro barche e hanno colonizzato ed imposto la propria religione in un continente intero. Eppure il comportamento non è diverso: tutti alla ricerca di una vita migliore. I coloni per una vita migliore hanno distrutto templi e imposto una nuova religione. Abbiamo paura dei migranti perché nutriamo il timore ci venga fatto quel che abbiamo commesso in passato? Nel frattempo ci sono altri 45 migranti morti in mare, non sono i primi e non saranno gli ultimi. Non saranno gli ultimi finché i loro paesi non garantiranno uno stile di vita dignitoso per tutti i loro cittadini. Noi siamo il primo passo verso la salvezza. Molti penseranno che se la sono cercata questa morte in mare, perché dovrebbero rimanersene nel loro paese. Ma quanti di noi lascerebbero la propria casa e famiglia se non fossero in una situazione di emergenza? Non è un nostro problema finché non ci troveremo i corpi morti di questi uomini sulle nostre bellissime spiagge italiane. Lì ci renderemo conto di quanto siamo tutti vicini.
Il problema è la crudeltà
Il nostro paese dà spesso la parola a figure di riferimento che incitano la popolazione ad atti razzisti e lontani dalla pietà umana. Questi personaggi pubblici non si interessano realmente neanche dei nostri bisogni e non immaginano minimamente cosa voglia dire nascere in una condizione svantaggiata. E’ corretto difendere la propria patria, ricordandosi che la nostra vera patria è il mondo perché siamo tutti figli della stessa terra. Gli studi sull’uomo hanno da tempo confermato come si può avere lo stesso DNA di una persona nata in un altro continente piuttosto che del proprio vicino di culla. Non esistono le razze, siamo tutti ugualmente uomini. Quindi dove sono la pietà e l’indignazione nei confronti di uomini che muoiono nel Mare Nostrum? Come è possibile che la Grecia abbia abbandonato i migranti in mezzo al mare durante la pandemia? L’umanità continua a dimostrarsi fredda e ignava. Nonostante tutto anche Dante Alighieri ha messo gli ignavi nell’inferno.
Cristina Meli
Cara Cristina è tutto vero ciò che dici.
Ma devi considerare proprio i numeri. Gli africani continuano a moltiplicarsi a dismisura e se non si cerca un rimedio a questo problema, se non si prova ad aiutarli a diventare autonomi senza sfruttarli, come fanno i cinesi, la situazione esploderà.
Non possiamo svuotare l’Africa con un cucchiaino e se non siamo in grado di venire fuori noi da una crisi senza precedenti, cosa siamo in grado di offrire, specie in questo momento?
E’ un problema complesso e controverso, con radici antiche, come hai sottolineato, ma noi possiamo aiutare assai poco. Accogliere non basta, bisogna poter offrire un lavoro e una vita dignitosa e non siamo in grado di farlo.
E’ una verità assai triste ma è così. Bisogna aiutarli nei loro paese.
Così la penso io, naturalmente.
Bravissima ad aver affrontato con grande cuore e umanità un argomento così spinoso.
Un caro saluto,
Marina
Lodevolissimo il sentimento che ispira questo articolo.
dall’alto della mia età, però mi è doveroso aggiungere qualche dato. il primo è che siamo un popolo in via di estinzione.
I figli annui degli italiani sono trecentomila. Sei per tre diciotto; ipotizzando che nessuno di questi bambini muoia prima dei sessant’anni, fra appunto sessant’anni ci saranno in Italia solo diciotto milioni di italiani che non siano ultrasessantenni.
Anzi, dato che è una decina di anni che si è instaurato questo trend, quanto ho scritto accadrà fra cinquanta anni.
L’altro problema è che in Africa e Asia (Cina esclusa) stanno crescendo vertiginosamente. Adesso sono le 16, come si può constatare: http://popolazione.population.city/nigeria/ nella sola Nigeria sono già nati quasi altrettanti bambini di tutti gli africani che sono riusciti ad attraversare il mediterraneo in questo anno.
La soluzione quindi alla fine dovrà essere l’aiutare l’Africa a liberarsi dagli sfruttamenti economici, soprattutto cinese e francese, e formare centinaia di migliaia di giovani africani per sviluppare l’agricoltura di quel continente, e se possibile, attuare un controllo delle nascite.