Un accordo tra UK e Ruanda prevede la deportazione di rifugiati nel Paese centro africano.
Il provvedimento, definito crudele e inumano, metterebbe in pericolo migliaia di vite.
Accordo UK-Ruanda: di cosa si tratta?
Lo scorso aprile, è stato firmato un accordo UK-Ruanda da 120 milioni di sterline, il quale prevede la deportazione di migliaia di rifugiati e richiedenti asilo.
Priti Patel, Ministra degli Interni britannica, ha spiegato l’obiettivo dell’accordo.
L’accordo UK-Ruanda è progettato per disincentivare viaggi pericolosi e non necessari come piccole traversate in barca, salvare vite umane e prevenire feriti.
Infine, correggere il sistema di immigrazione del Regno Unito
Tuttavia, gli attivisti del DRC (Danish Refugee Council), si dicono “inorriditi dalla decisione crudele e cattiva del governo”, sostenendo che si tratti della “crisi di sfollamento più grave al mondo“.
Anche l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, si è schierato contro la decisione del governo inglese che “solleva serie questioni etiche sull’invio di richiedenti asilo all’estero”.
Fonti inglesi sostengono che persino il Principe Carlo abbia definito l’accordo UK-Ruanda “spaventoso“.
Il Ministro degli Affari Esteri del Ruanda, Vincent Biruta, sembra invece molto ottimista e considera l’accordo come un traguardo per il Ruanda.
Questa partnership si basa sul forte record del Ruanda nel fornire sicurezza a coloro che fuggono dal pericolo.
Il nostro Paese, attualmente, fornisce rifugio a oltre 130.000 rifugiati provenienti da più paesi, compresi i migranti vulnerabili evacuati dalla Libia, dall’Afghanistan e dai vicini come la Repubblica Democratica del Congo e il Burundi
Bisogna però considerare che il Ruanda è uno dei Paesi più piccoli al mondo, senza sbocchi sul mare. Ha le dimensioni della Macedonia, ma con una popolazione sei volte più numerosa. Più della metà degli abitanti vive con due dollari al giorno.
Questo preoccupa molto gli attivisti, i quali sostengono che il Ruanda non sia adatto ad ospitare nuovi rifugiati, i quali rischiano di essere sfollati.
Primo volo bloccato: interviene la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo
Il volo che, martedì scorso, avrebbe dovuto portare i primi rifugiati in Ruanda, è stato bloccato prima della partenza da un’ingiunzione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
Già nelle settimane precedenti, 30 dei migranti che sarebbero dovuti partire erano riusciti ad evitare la deportazione per motivi di salute o di diritti umani.
In seguito all’annullamento del volo, Priti Patel ha commentato con le seguenti parole:
Ho sempre detto che questa politica non sarebbe stata facile da realizzare, e sono delusa dal fatto che la sfida legale e le richieste dell’ultimo minuto abbiano significato che il volo di oggi non è stato in grado di partire.
È molto sorprendente che la Corte europea dei Diritti dell’Uomo sia intervenuta nonostante i ripetuti successi precedenti nei nostri tribunali nazionali.
Il Primo Ministro Boris Johnson ha dichiarato che il governo non si sarebbe lasciato intimidire dalle critiche “alcune delle quali provenienti da ambienti inaspettati” .
Il governo sembra essere pronto a tutto pur di portare avanti l’accordo UK-Ruanda. Persino a modificare la propria legislazione.
È certamente il caso che… il mondo legale è molto bravo a trovare modi per cercare di impedire al governo di sostenere quella che pensiamo sia una legge sensata.
Sarà necessario cambiare alcune leggi per aiutarci mentre andiamo avanti? Potrebbe benissimo esserlo e tutte queste opzioni sono sotto costante revisione
Secondo gli esperti, se il Regno Unito dovesse considerare l’uscita dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, si troverebbe affiancata a Bielorussia e Russia.
Proprio la scorsa settimana, infatti, la Russia ha approvato delle leggi che porrebbero fine alla giurisdizione della Corte.