Dopo l’intervista a Ermes Maiolica, uno dei più noti e prolifici bufalari d’Italia, siamo andati a trovare chi di bufale se ne intende ma in un altro senso: gli amici del noto gruppo facebook – circa bufale&dintorni – “Perle Complottare”.
Prima di tutto: cos’è Perle Complottare? Ce lo spiega uno dei suoi fondatori, Luca Menichelli:
Il gruppo facebook è nato così, per gioco e senza alcuna pretesa di arrivare chissà dove, per ridere un po’ tra amici con quanto ci regala ogni giorno il mondo del complottismo. L’idea era quella di raccogliere quante più informazioni possibili e pubblicare una raccolta delle maggiori teorie complottiste, un’idea attualmente in fase di realizzazione.
Dall’idea al gioco e infine al fenomeno sociale: a oggi il gruppo facebook conta oltre 38 mila iscritti, molto attivi e prolifici. Ci dice sempre Luca:
Col passare del tempo, risultando difficile moderare il gruppo, a Luca si aggiunsero altri amministratori, alcuni non più attivi. Fra gli amministratori veterani non posso non citare colui che poi è diventato la vera mente di perle complottare : Oliver Melis.
Quali sono le maggiori e più pericolose teorie complottiste che girano in Italia?
Tutte le bufale, e le relative psicosi causate della loro continua pubblicizzazione e condivisione, sono dannose. Le teorie folli che sfruttano la disperazione delle persone lo sono ancora di più.
La sacra triade di questi articoletti disinformatori sono: le fonti non verificate, gli autori ignoti e la promessa di soluzioni rapide, semplici e indolori, a cui si aggiungono, spesso, apposite richieste economiche mascherate dalle diciture: “offerte” “contributi”, “iscrizioni a convegni” o acquisto di libri/cd/materiale vario. Inutile dire che, a questo punto, il confine fra fake news e sciacallaggio diviene estremamente sottile. Le teorie complottiste più in voga, sono quelle sulle scie chimiche, sul controllo mentale, sulla salute e su tutti quei temi oscillanti tra Massoneria, NWO e governo.
Un esempio attuale? I cosiddetti NOVAX, cioè persone regolarmente vaccinate che sono terrorizzate dai vaccini e dal fantomatico complotto “big pharma e governi corrotti contro il popolo inerme e oppresso”.
Il fatto che si parli di bambini spiega l’aggressività verbale e a volte anche fisica di alcune persone, ormai incapaci di andare oltre le emozioni ed anche incapaci di indagare o verificare la realtà del loro credo.
Qual è il confine tra complottismo e leciti dubbi?
C’è una linea sottile, ma neanche troppo, tra il sacrosanto diritto del dubbio, articolato con senno e cognizione di causa, e lo screditare una notizia sulla base esclusiva della sua ufficialità. Solitamente i complottismi che dilagano online trattano argomenti e problemi poco credibili: fantapolitica, fantascienza e fantasie varie, dunque privi di dati concreti e di logica. A volte anche l’informazione ufficiale cade vittima, seppure involontariamente, di bufale e sensazionalismo per qualche copia o click in più.
E’ mai successo che una presunta teoria complottista sia risultata vera? Vi è mai capitato di considerare reale una informazione che poi si è rivelata falsa?
E’ capitato che l’ipotesi di un complotto si sia rivelata vera, ma lo abbiamo appreso da fonti di informazione ufficiali e sensate.
Non si tratta però delle paranoie di un popolo troppo “comodo e pigro”, parliamo di sospetti motivati e sollevati da persone qualificate ed esperte (un esempio è il caso di Ustica). In passato ben poche teorie definite in prima istanza “complottiste” si sono poi rivelate vere, come nel caso del Progetto Paperclip (con cui gli Stati Uniti hanno assoldato gli scienziati nazisti) o del Progetto MK-ULTRA, un programma illegale e clandestino della CIA, durante gli anni Cinquanta e Sessanta, per identificare droghe e metodi di”interrogatorio efficaci”.
Non ricordo invece alcuna teoria strampalata che si sia rivelata vera.
Inoltre girare attorno a problematiche inverosimili rischia di distogliere i cittadini dai problemi veri.
Si corre davvero il rischio di fare il gioco di “lobby” e “poteri forti”; che probabilmente esistono ma che non hanno niente a che vedere con fantomatiche scie chimiche e avvelenamento su larga scala.
Secondo la vostra esperienza il lavoro di debunking è utile?
Risposta breve: no.
Risposta lunga: per prima cosa definiamo cosa è debunking.
Il Debunking è l’atto del confutare un’affermazione o ipotesi. Ciò avviene usando la verifica delle fonti e metodologie proprie della ricerca scientifica, quali sperimentazione e studi. Di solito funziona solo per chi vuole sapere se la notizia sia vera e non vive nel complotto eterno, alimentato da confirmation bias (bias di conferma) e casse di risonanza.
Quindi per far capire meglio che il debunking non ha utilità vi riporto uno studio eseguito da un team di ricerca che ha lavorato sul tema per anni, producendo diversi articoli pubblicati su riviste scientifiche accreditate, che può essere riassunto da questa frase : “I post di debunking stimolano commenti negativi, non raggiungono il pubblico complottista oppure lo fanno reagire nel senso opposto a quello sperato” (Questa affermazione è di Fabiana Zollo, ricercatrice post-doc al Dipartimento di Scienze ambientali, Informatica e Statistica dell’Università Cà Foscari). Lo studio presentato dal Laboratory of Computational social science dell’IMT di Lucca. Una ricerca che mina alle fondamenta non solo l’attività di debunking, cioè quella diretta a smascherare le informazioni farlocche, ma anche tutti gli approcci adottati fino ad ora. Lo studio in questione è stato condotto da Walter Quattrociocchi, coordinatore del laboratorio, in cui lo studio è stato diviso in due fasi di analisi. E per cinque anni – dal gennaio del 2010 al febbraio del 2014 – ha tracciato il comportamento di 54 milioni di cittadini statunitensi presenti su Facebook, individuati in base alle modalità con cui si informano sul social: se fanno riferimento a siti scientifici (Science), o a quelli di informazione non tradizionale (Spirit Science). Nel primo step, il team ha studiato il modo in cui queste persone interagiscono con le relative fonti di riferimento. “In particolare”, scrivono nel paper, “grazie alle dinamiche relazionali consentite dal network”: mi piace; condivisioni e commenti. Fino ai risultati iniziali che confermano, in realtà, scoperte già fatte in precedenza, sempre per merito di Quattrociocchi&Co. In sintesi: le due tipologie di internauti tendono a creare universi paralleli con una propria dieta mediatica e i propri interessi; interagiscono molto poco tra loro, e quando lo fanno litigano; in più dedicano alle notizie lette pari quantità di attenzione. Infatti Quattrociocchi spiega: “Si tratta di approcci algoritmici che non funzionano per effetto del confirmation bias, ovvero del fatto che scegliamo solo i contenuti capaci di confermare le nostre idee”.
Quindi purtroppo il debunking, che si basa sulla ricerca scientifica, a chi crede ai vari complotti serve solo a rafforzare ancor più l’idea errata che si è fatto.
Giusto per fare un esempio di chi ha capito che per dimostrare la realtà di una cosa occorra la ricerca scientifica, possiamo parlare per un attimo del rapper B.o.B che ha aperto una crowdfunding su GoFundMe per finanziare con un milione di dollari i satelliti che provino che la Terra è piatta, e questo dimostra che il rapper ha capito che una affermazione forte come quella della Terra piatta, se dietro non c’è una ricerca scientifica, resta una bufala (anche se effettivamente lo è perché la ricerca scientifica ha dimostrato che non è piatta).
Vedremo se quando avrà le prove indipendenti che vuole ottenere, continuerà a “credere”, passando quindi ad un atto di fede, oppure riuscirà ad ammettere che la sua ipotesi è errata.
Dal fronte di chi le bufale o notizie false prova a smontarle, troviamo Paolo Attivissimo, Salvo di Grazia, David Puente, Enrico Mentana, Roberto Burioni, Bufale.net, Butac.it, Emergent.info e il più datato Snopes. Peccato però che il loro lavoro non serva quasi a nulla come detto in precedenza.
Reazioni ancor più negative le abbiamo sul fronte un po’ più abrasivo che è quello del blasting.
Per l’appunto: il blasting & divulgazione, alla Dottor Burioni per intenderci, è utile?
Il blasting (ossia l’arte di rispondere in modo secco, pungente, sarcastico e mai volgare ad un interlocutore ottuso) se fatto correttamente, ovvero senza “bastonare” chi ha realmente dei dubbi, serve a dare una scossa a certe persone e può essere un modo un po’ più forte, divertente e particolare di diffondere idee e conoscenze.
Se fatto male è assolutamente dannoso.
In Perle ospitiamo spesso argomenti che riguardano il Prof Burioni, il personaggio più controverso e discusso del momento per il suo stile comunicativo, stile che, fino a poco tempo, fa era monopolio del Direttore Mentana.Nella seguitissima pagina social del Prof. Burioni i numeri parlano di oltre 290.000 “likes”, in continuo aumento, e di oltre cinque milioni di utenti.
E’ importante constatare come il successo del personaggio (pagina facebook, il libro “Il vaccino non è un’opinione”, le apparizioni televisive) abbia contribuito a far alzare vertiginosamente l’interesse sul tema dei vaccini.
La sua pagina ha aperto una strada, ha insegnato a molti come destreggiarsi nell’eccesso di informazione (spesso inattendibile e fuorviante), ha persino prodotto vere e proprie conversioni in quegli antivax meno settari e prevenuti, ma non certo fra quelli irremovibili per i quali non esiste divulgatore capace di smantellare le loro certezze dogmatiche.
Il “blastaggio” che si limita invece ad indisporre i paranoici non è utile né professionale.
Abbiamo citato molto i gruppi NoVax, anche la Ministra Lorenzin ne parla spesso, collegandoli a complottismi e bufale.
I bufalari, buoni (ingenui) o cattivi (sciacalli) che siano, sono tutti dannosi, perché moltissime persone non sono in grado di riconoscere le bufale e nemmeno capiscono l’ironia: notiamo che c’è ancora gente che crede alle “notizie” di Lercio (e Lercio non rientra ovviamente tra i bufalari).
I bufalari sono dannosi in relazione alla pericolosità della bufala, possono anche essere divertenti, ma dovrebbero prendersi la responsabilità delle loro affermazioni.
Occorre limitare il diffondersi di notizie false; c’è una colpa condivisa tra chi partorisce la bufala e l’utente credulone: con buone possibilità quest’ultimo ha semplicemente trovato la convalida ad un suo pensiero; anche quando la notizia si rivela poi oggettivamente falsa in tanti casi il cosiddetto “lettore”, per apparire “coerente”, continua a difendere una informazione palesemente falsa.
L’intervista si poteva definire conclusa, se non fosse che – un po’ deus ex machina e un po’ col fischio alle orecchie dalle volte in cui è stato nominato in questa chiacchierata – compare il Professer Burioni, medico e docente italiano, che con molta gentilezza risponde ad un paio di nostre domande.
Cosa ne pensa del ruolo di “Blaster – divulgatore” che in molti le hanno cucito addosso?
Non mi ritengo in alcun modo un divulgatore: chi fa questo lavoro ha una formazione specifica che a me manca completamente e si muove su schemi precisi e convalidati. Io sono semplicemente un professore che, nei suoi ritagli di tempo e in piena libertà, fa lezione su Facebook spiegando nel modo più semplice possibile le cose che studia da trenta anni. Sinceramente il concetto di “blaster – divulgatore” mi è piuttosto estraneo.
La infastidisce o la fa ridere sapere di essere associato a questo nuovo stereotipo di divulgatore?
Siccome non mi ritengo un divulgatore, la cosa mi è del tutto indifferente.
Si è fatto un’idea del target medio dei suoi utenti tipo e, si sarebbe mai aspettato questo successo? Ha avuto un feedback sull’aver operato, con la sua attività social, delle conversioni in genitori inizialmente maldisposti?
No, potrei raccontarle la mia impressione personale ma – per l’appunto – sono uno scienziato e preferisco basare le mie affermazioni su dati, che non ho disponibili. Molti genitori mi hanno scritto ringraziandomi e dicendomi di aver vaccinato con tranquillità dopo aver letto il mio libro o la mia pagina Facebook, ma – di nuovo – questo non mi consente di fare alcuna affermazione sull’efficacia, in quanto potrebbero essercene altrettanti che hanno cambiato idea in senso opposto senza scrivermelo. Quello che è certo – invece – è che io mai mi sarei aspettato un simile successo, con i post che vengono letti da molti milioni di persone. Questo posso affermarlo con certezza
L’intervista è giunta al termine e non possiamo che ringraziare tutti i – tantissimi – amministratori di Perle Complottare (Luca Menichelli, Oliver Melis, David Cartei, Andrea Ianez,Maurizio Petrone,Riccardo Aledda, Emiliano Puddu, Marzia V. G. Marletta, Matilde Tarantini, Lorenzo Mandrake Fabbri, Paola Dassori, Marcello Wallace Mura, Remo Ponti, Fabio Mediadebunk Bezzan, Flaminia Sabatello, Federica Balboni, Angela Licciardo Sanna, Tiziana Pibi, Nikola Popovic, Alberto Marotta, Alberto M. Franchi, Marco Jazzetta, Alessandro Carlotto, Stefano Pellone, Stefano Pilia.) e ovviamente il dottore e professore Roberto Burioni e augurare a tutti loro un buon lavoro.
Alice Porta
Andate a cagare! Trollazzi infami del Cicap! Oliver, sei uno stronzo!