Il rapporto tra l’ex calciatore Carlos Tevez e le Falkland è complicato: la guerra gli ha provocato un blocco culturale verso l’Inghilterra. L’argentino ha dichiarato che, durante la sua militanza in Premier League, non ha mai voluto imparare l’inglese a causa del conflitto.
Carlos Tevez e le Falkland
Carlos Tevez non ha certo bisogno di presentazioni. Considerato tra i migliori attaccanti della sua generazione, ha segnato più di 300 gol in carriera, vincendo anche una Champions League con il Manchester United e due scudetti con la Juventus. È però nel massimo campionato inglese che l’argentino classe 1984 ha vissuto gli anni migliori della sua carriera calcistica, sempre con una comportamento insolito: non ha mai voluto imparare l’inglese. Tevez infatti nei suoi 7 anni di militanza in Premier League ha sempre parlato spagnolo, una scelta senza dubbio curiosa che all’epoca fece storcere il naso ai tifosi; proprio pochi giorni fa è stato lo stesso calciatore a raccontare il perché di questa scelta ad una radio argentina. Dietro il parlare solo spagnolo negli anni di Premier non si celavano difficoltà di apprendimento ma un vero “problema culturale con l’Inghilterra“, derivato dalla storia di suo zio, calciatore che diventò un soldato nella guerra delle Falkland del 1982.
Tevez ha raccontato: “Avevo uno zio che giocava nel River Plate. L’unico tifoso del River nella mia famiglia. Giocava nella squadra riserve, era pronto per debuttare in quella principale, invece è stato chiamato dall’esercito per combattere la guerra delle Falkland. Mio zio soffrì molto per aver combattuto in quella guerra: divenne un alcolizzato, e questo ha lasciato una ferita profonda anche su di me perché eravamo molto legati. Mi sono detto che andava bene perché ero lì per lavoro, ma che non mi sarei mai adattato alla vita in Inghilterra. Questo voleva dire anche non parlare inglese: chi voleva parlare con me, doveva imparare lo spagnolo”.
Tevez e le Falkland, un rapporto conflittuale, che è all’origine delle motivazioni che hanno spinto lo sportivo a rifiutare la lingua inglese, anche se alcuni compagni di squadra si erano proposti di insegnargliela, e che hanno condizionato anche gli altri aspetti della sua vita in quei 7 anni di campionato: durante il periodo al Manchester United arrivò persino a dichiarare che: “a Manchester non c’è niente di buono”.
La guerra delle Falkland/Malvinas
Lo zio di Carlos Tevez venne chiamato a combattere nella guerra scoppiata nel 1982 nelle Isole Falkland (per gli inglesi) o Malvinas (per gli argentini), un arcipelago dell’oceano Atlantico meridionale. Il conflitto scoppiò a causa dell’Argentina che voleva rivendicare il possesso delle Malvinas, considerate di sua proprietà ma “occupate” dagli inglesi dal 1833, dopo che ebbero scacciato la guarnigione argentina lì stanziata. La decisione di liberare e reclamare le Falkland venne presa dall’allora presidente, il generale Leopoldo Galtieri, per cercare di smuovere il sentimento nazionalistico di un paese che versava in condizioni disastrose, attraversato da una forte crisi economica e dalla rivolta civile verso la giunta militare che governava il paese. La guerra sarebbe dovuta essere rapida ed indolore, cogliendo di sorpresa gli inglesi e rivendicando subito la sovranità dell’arcipelago; effettivamente il conflitto si consumò in due mesi, ma le cose andarono diversamente da come aveva panificato Galtieri. Il Regno Unito non si fece trovare impreparato ed organizzò un’operazione navale per respingere gli occupanti argentini: la forza britannica ebbe la meglio in poco tempo e dopo pesanti combattimenti, queste prevalsero e le isole tornarono sotto il controllo inglese. In soli due mesi di battaglia però , morirono quasi 900 soldati, 635 argentini e 255 britannici, e ci furono oltre 2500 feriti, il tutto per reclamare
Le conseguenze politiche della guerra furono profonde: in Argentina crebbero dissenso e proteste contro il governo militare, avviandolo alla caduta definitiva, mentre un’ondata di patriottismo si diffuse nel Regno Unito, ridando forza al governo del primo ministro conservatrice Margaret Thatcher. Il vittorioso conflitto diede fiato alle ambizioni britanniche di potenza post imperiale, dimostrando che il Regno Unito aveva ancora la capacità di proiettare con successo la propria potenza militare anche in una guerra a enorme distanza dalla madrepatria. Le conseguenze sociali invece sono ancora oggi presenti, con l’Argentina che reclama il possesso delle Malvinas dagli inglesi. Inoltre il risentimento popolare verso quella guerra, ma anche verso gli inglesi in particolare, non è ancora scomparso, come dimostrano le parole di Tevez.