Dopo 8 anni di blocco contrattuale, sui mass media un giorno sì e l’altro pure, compaiono notizie sul prossimo rinnovo contrattuale del Pubblico Impiego. Proviamo quindi a fare chiarezza sulle cifre reali.
Il contratto riguarda il periodo 2016-2018 ed è previsto un “aumento” economico di 85 euro medi, lordi, a regime, sulla base dell’accordo tra Governo/cgilcisluil e confsal del 30 novembre 2016 e della direttiva Madia. Ma questa “iperbolica” cifra non andrà al solo salario tabellare ma dovrebbe finanziare anche il salario accessorio (produttività) e il cosiddetto welfare aziendale, una delle tante modalità per distruggere sanità e previdenza pubbliche.
L’importo di 85 euro, come accennato in precedenza, è lordo, quindi da questa cifra dovrà essere detratta la quota previdenziale a carico dei lavoratori (9,19%). Sull’imponibile fiscale sarà applicato l’aliquota fiscale marginale pari al 27% o al 38% a seconda che il reddito sia inferiore o superiore ai 28.000 euro annui. La cifra a regime è prevista solo a decorrere dal gennaio 2018.
Quindi alla fine (2018) avremo, se va bene, 50 euro netti al mese, dipende da quanto andrà sul tabellare !
E per gli anni 2016/2017? Le cifre lorde si aggirano complessivamente sui 400/450 euro lordi pari a 280/315 euro netti circa. Ecco la quantificazione degli eventuali arretrati, euro più euro meno!
Ma un’altra beffa si materializza per i redditi più bassi: il famoso “bonus Renzi”, quello di 80 euro previsto per i redditi inferiori ai 24.000 euro (pari a circa 1.500 € mensili) rischia di ridursi fortemente, fino a scomparire in alcuni casi a causa dell’ ”aumento” contrattuale, anche se il limite dovesse essere innalzato a 24.600 euro.
Altro che bonus qui scatta il malus…!
In sintesi: solo briciole per gli arretrati di soli due anni, anche se il contratto è bloccato dal 2010, aumenti ridicoli e per di più per alcuni lavoratori pure sterilizzati dalla diminuzione del bonus… E’ ancora una richiesta utopistica parlare di 300 euro mensili per tutti?
Dal 2010 al 2017 l’IPCA (l’indice dei prezzi al consumo) è salito di un 10%. Applicando tale aliquota alla retribuzione più bassa del Comparto si avrebbe un incremento mensile di 136 euro mentre su quella più alta si determinerebbe un aumento di 263 euro. Con questi importi si recupererebbe la sola inflazione.
Un incremento di 300 euro mensili per tutti aumenta del 22% lo stipendio del livello iniziale dell’area A, mentre incide per il 13% sulla retribuzione del livello apicale dell’area C.
Occorre dare maggiore attenzione a chi guadagna di meno e riconoscere a tutti un incremento adeguato all’aumento del costo della vita, recuperando parzialmente anche quanto non percepito negli anni di blocco contrattuale.