Nella serata di ieri, su questo sito è stato pubblicato un articolo, sfuggito al nostro controllo,sconcertante per linguaggio e contenuti, che ci ha lasciati basiti. L’autore dell’articolo è stato rimosso dal suo incarico. Ci preme farvi sapere che noi tutti, redazione e collaboratori, ci dissociamo assolutamente da quanto scritto nell’articolo, anzi, lo riteniamo fortemente offensivo nei confronti di chi ha subito un torto, un’ingiustizia che gli è costata la vita. L’articolo ha offeso la memoria di Stefano Cucchi, ha leso la sensibilità di chi lotta da anni per avere giustizia per il proprio caro, lotta ed è una “Ultima Voce” che cerca di farsi sentire, di far rumore per arrivare alle orecchie di chi sta in alto, ma che viene costantemente sovrastata da quella di ” giganti“, di quelli che rappresentano lo Stato. Abbiamo sempre lasciato liberi tutti di esprimere il proprio “sentire“, confidando nel buonsenso di ognuno dei nostri collaboratori, cosa per cui vi sarà sicuramente capitato di leggere due articoli riguardanti lo stesso tema, trattati in modo diametralmente opposto, nella logica della libertà di espressione e della pluralità di opinione. Le opinioni espresse duramente nell’articolo di ieri però, non le condividiamo affatto ed è per questo che ci sentiamo di chiedere scusa. Chiediamo scusa prima di tutto a Stefano Cucchi che, qualsiasi sia la vostra opinione è una vittima dello Stato e non c’è corte, tribunale, giuria o perizia che lo potrà mai negare; le immagini del suo volto tumefatto, il suo corpo martoriato ne sono la prova più eloquente, sono la sua voce che ci racconta di come si sono svolti i fatti, sono la sua “Ultima Voce“. Chiediamo scusa ad Ilaria Cucchi, sorella di Stefano che insieme alla sua famiglia sta portando avanti una battaglia immane contro il potere che non vuole la verità, perché è scomoda. Chiediamo scusa ai lettori che si saranno sentiti “traditi” da quelle parole. Aspettando che la giustizia faccia il suo corso, non ci resta che ribadire con fermezza che noi non siamo contro lo Stato, noi siamo per la verità e la giustizia a prescindere da tutto, e se come auspichiamo, un giorno sarà fatta giustizia, vogliamo che i responsabili paghino per il loro crimine, perché lo Stato ci deve proteggere, non uccidere.
La sfida della mortalità materna in Africa
La mortalità materna in Africa continua a rappresentare una delle più gravi emergenze sanitarie globali,...