Domande anonime sui social: un trend che rischia di farci male

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Sono moltissimi gli utenti che, mediante apposite applicazioni, si divertono a rispondere alle domande anonime sui propri social. Quello che a prima vista può sembrare un gioco innocente, però, nasconde non pochi lati oscuri.

Sì, perché le app per domande anonime costituiscono terreno fertile per le manifestazioni di bullismo. Inoltre, possono mettere a rischio la privacy e la sicurezza degli utenti. Denominate “Question&Answer”, abbreviato Q&A, consentono di ricevere domande a cui rispondere sui social, permettendo ai mittenti di restare anonimi.

NGL spopola con oltre 15 milioni di download a livello globale ed è attualmente l’app Q&A più utilizzata. Oltre a questa, possiamo fare altri nomi tra app per domande e messaggi anonimi: Sendit, Yolo, LMK, ASKfm, Tellonym, Yik Yak e Whisper. Chi installa NGL (Not Gonna Lie) ottiene un link che può condividere sui propri social e mediante cui i follower possono formulare e inviare domande anonime. Successivamente, il destinatario può decidere se rispondere o meno, come pure se condividere online le risposte ai quesiti.

È una pratica che ai giovani piace molto perché permette loro di esprimersi in anonimato, dunque senza subire il giudizio altrui. Le app per domande anonime hanno successo perché gli adolescenti sentono il bisogno di esprimersi liberamente attraverso spazi online che siano lontani da occhi adulti, ma questi spazi nascondono diverse insidie.

La popolarità di questo trend si evince in particolare dalle storie di Instagram, che si riempiono di risposte a quesiti posti in forma anonima dai propri follower.

L’utilizzo delle app per domande anonime può avere conseguenze dannose per gli utenti.

In passato, alcune applicazioni sono state chiuse a causa di episodi di cyberbullismo, abusi e adescamenti online. Rischi di questo genere sono costantemente dietro l’angolo e la preoccupazione aumenta.

Spesso, purtroppo, le domande anonime vengono strumentalizzate per offendere e ferire. Molti giovani diventano vittime di bullismo, hate speech e insulti razzisti. A seguito di tali problemi, nel 2017 è stata chiusa l’app di chat anonima Yik Yak. Alcuni anni dopo, nel 2021, sono state sospese le app di messaggistica anonima Yolo e LMK, poiché tramite queste ultime diversi adolescenti si sono trovati ad essere vittime di bullismo e sono arrivati al suicidio.

In generale, le app per domande anonime seguono tutte il medesimo percorso: diventano subito popolari, accadono episodi negativi e di conseguenza vengono rimpiazzate da applicazioni simili.

Nel suddetto iter è complice anche l’assenza di limitazioni e di controlli. Tuttavia, queste app riscontrano un successo tale da conferire loro una sorta di immunità dall’estinzione, tanto che eliminarle totalmente pare impossibile. Tutto ciò mette costantemente a rischio il benessere degli utenti, che mediante determinate piattaforme sono esposti alla faccia negativa della medaglia. Cosa fare, allora? Responsabilizzare chi sviluppa le app Q&A e chi ne consente l’integrazione, per rendere più sicura l’esperienza online dei giovani. Continuare a responsabilizzare, infine, questi ultimi affinché la loro attività sul web sia sana e serena.

Annapaola Ursini

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