È caos politico ed amministrativo a Mura, in Valsabbia. Il piccolo paesino di 791 abitanti è salito agli onori delle cronache nazionali per quanto accaduto in occasione delle elezioni amministrative della scorsa settimana. Nel Consiglio comunale, in virtù dei 41 voti ottenuti (11%) , presenzieranno tre rappresentanti del movimento Fascismo e Libertà, candidati per il Partito Socialista Nazionale.
Il caso di Mura
A Mura si sono svolte elezioni anticipate a causa delle dimissione del sindaco uscente Umberto Corsino. Due i candidati: Nicola Angiola Flocchini (poi eletta sindaco) e Mirko Poli, segretario di Fascismo e Liberta, la cui discesa in campo è diventata subito un caso. D’altronde, le premesse non erano propriamente rosee, dato che già nel comune di Chiari c’erano state grosse polemiche verso il movimento. La situazione ha subito ottenuto risalto a livello politico. Il deputato bresciano del PD Luigi Lacquaniti aveva formulato un’interrogazione parlamentare al ministro Minniti già il 31 maggio, ma in quel periodo non si era trovato tempo per la discussione. Così si è arrivati alle elezioni senza aver previsto alcuna contromisura e i fascisti sono riusciti ad entrare nel Consiglio comunale, scatenando il caos. Dopo il voto, Lacquaniti ha chiesto l’intervento della prefettura di Brescia, la quale ha deciso di aprire un’istruttoria sulla vicenda.
A rischio la commissione elettorale
Cosa accadrà ora è difficile dirlo. È chiaro che qualcosa non ha funzionato nel momento in cui la lista ispirata ai principi fascisti ha superato tutti i filtri fino ad entrare in Consiglio comunale. Una motivazione potrebbe legata al fatto che il raggruppamento si è candidato ufficialmente come Partito Socialista Nazionale e quindi, almeno formalmente, non dichiarava appartenenze fasciste. Ciò nonostante, la prima conseguenza della controversia potrebbe essere lo scioglimento della commissione circondariale di Salò, competente per Valsabbia e Garda, che ha dato il via libera alla lista nella competizione elettorale. Dall’altra parte, i membri di ‘’Fascismo e Libertà’’ hanno annunciato in modo esplicito tramite social network la volontà di avviare la campagna di tesseramento nella stessa Mura, a Chiari e Lumezzane.
L’altro caso: Fiamma Negrini a Sermide
Paradossalmente non è l’unico caso nella regione. Qualcosa di molto simile è successo anche a Sermide e Felonica, nel Mantovano, dove la lista ‘’Fasci italiani del lavoro’’ ha ottenuto il 10% dei consensi (355 voti), eleggendo così in Consiglio comunale la candidata sindaco ventenne Fiamma Negrini. Sia a Sermide, sia a Mura i fascisti hanno esibito nei propri loghi il fascio littorio, uno dei simboli esplicitamente proibito dalla Costituzione e dalle leggi Scelba e Mancino. La candidatura dei ‘’Fasci italiani del lavoro’’ è stata contestata anche dalla Presidente della Camera Laura Boldrini, la quale ha scritto una lettera al Viminale chiedendo spiegazioni sull’accaduto.
Peraltro non è la prima volta in cui la lista viene iscritta alle elezioni comunali, dato che già il padre di Fiamma Negrini, Claudio, si era regolarmente presentato alle ultime tre elezioni amministrative a Sermide fra il 2002 e il 2012. Il partito in quel caso non era mai andato oltre il 3-4%. Quest’anno, anche per rinfrescare l’immagine della formazione, il signor Negrini ha scelto di candidare la figlia. A contribuire all’incremento di voti ha concorso anche l’unione di Sermide e Felonica, la quale ha consentito di allargare il bacino elettorale.
Una considerazione importante (che è sfuggita quasi a tutti) è che il fascio usato per le liste di Sermide e Felonica non è quello “littorio” (con lama che esce dal lato delle verghe), ma quello “repubblicano” (con lama che esce in alto), non necessariamente associabile al ventennio mussoliniano ed ancora oggi molto utilizzato nell’araldica, anche in Paesi “insospettabili”.