Rose, cioccolatini, biglietti di auguri e abbracci furtivi, data l’emergenza sanitaria, saranno protagonisti nella seconda Domenica di maggio in cui si festeggia la festa della mamma 2020
Da lunedì scorso il nuovo Dpcm ci permette di raggiungere nostra mamma purché abiti nella stessa regione. Per chi risiede troppo lontano invece, una videochiamata o un messaggio di auguri a nostra madre ci farà percepire meno la distanza. In Italia, come in molti altri Paesi del mondo, la festa della mamma nasce sia per motivi religiosi che per motivi commerciali. Questa festa di carattere religioso, più che celebrare il valore simbolico e sociale della madre in quanto genitrice, nacque a metà degli anni ’50. Ma facciamo un passo indietro, negli Stati Uniti d’America, e parliamo di Julie Ward Howe. Scrittrice e femminista, scrisse un famoso discorso nel 1870: quello sulla “Giornata della mamma per la pace”, che vale la pena rispolverare in questa festa della mamma 2020.
L’attivista, femminista e pacifista Julie Howard Howe
A New York, il 27 maggio del 1819, nacque Julie Howard Howe, quarta di sette fratelli. Figlia di Samuel, banchiere e promotore finanziario a Wall Street, e Julia Cutler, poetessa, ebbe un educazione calvinista. Cresciuta in ambiente agiato e colto, conobbe Charles Dickens grazie ai lavori europei del fratello maggiore. Scrittrice di successo negli Stati Uniti, sposò un medico e dopo la guerra civile si attivò in campagne contro la schiavitù, per i diritti economici e sociali delle donne e per la fine delle guerre. Dopo aver pubblicato e scritto un inno sulla non-violenza e contro la schiavitù che imperversava in molti stati americani, nel 1870 la Howe tenne un discorso di protesta. Un vero e proprio incoraggiamento ad ogni madre che aveva perso il proprio figlio durante la guerra civile causa di dipartita per numerosi soldati.
La Giornata della Mamma per la Pace (Mother’s Day for Peace)
Leggiamo alcuni passi del discorso di Julie Howard Howe:
“Alzatevi, dunque, donne di questo giorno! Si alzino tutte le donne che hanno cuore, sia che abbiano avuto un battesimo d’acqua, sia che abbiano avuto un battesimo di paura. Dite con fermezza: “Non permetteremo che le grandi questioni siano decise da forze estranee alla nostra volontà. I nostri mariti non torneranno da noi con addosso la puzza del massacro, per ricevere carezze ed applausi. I nostri figli non ci verranno sottratti affinché disimparino tutto quello che noi siamo state in grado di insegnare loro sulla carità, la pietà e la pazienza. Noi donne di un paese proviamo troppa tenerezza per le donne di un qualsiasi altro paese, per permettere che i nostri figli siano addestrati a ferire i loro. Dal seno di una terra devastata una voce si unisce alla nostra. Dice: “Disarmo! Disarmo!“
[…] Si incontrino dapprima, le donne tra loro, per riflettere sul dolore e la devastazione della guerra e commemorare i morti. In nome delle donne e dell’umanità, io chiedo seriamente che un congresso generale delle donne, senza limiti di nazionalità, venga indetto nel luogo più conveniente e nel più breve tempo possibile, in concordanza con i propri scopi, per promuovere l’alleanza di differenti nazionalità, la risoluzione amichevole delle questioni internazionali, il grande e generale interesse della pace”.
Parole che sottolineano come le madri che hanno perso i propri figli debbano incontrarsi e riflettere sul dolore che hanno subito. La scrittrice newyorkese ha enfatizzato molto la guerra civile appena conclusa fornendo alla Nazione un messaggio politico, evocativo e retorico che di lì a poco verrà dimenticato. In questa particolarissima festa della mamma 2020, vale la pena ricordare quest’importante pioniera che la storiografia ha sottaciuto a lungo.
Luca Patrucco