Il fiume Pripyat, in molti punti vicinissimo al reattore nucleare colpevole del disastro, porta con sé le memorie di Chernobyl. Il suo dragaggio potrebbe portare a inquinare l’acqua potabile per otto milioni di persone in Ucraina.
Il fiume radioattivo Pripyat, o, meglio, il suo dragaggio, tornano a far parlare di Chernobyl. Dopo la fortunatissima serie tv si è compreso come il disastro nucleare sia ancora presente. Quello che percepiamo, infatti, è che la zona a metà tra la vita e la morte è lì ed è immota, e il suo aspetto porta ancora segni indelebili. Ma appare comunque lontanissima da noi.
Dall’anno dell’esplosione, il 1986, esiste una zona cosiddetta di esclusione. La zona rossa si estende per chilometri, e, per via del pericolo ancora altissimo, non si dovrebbe per nessun motivo metterci piede. Eppure, molti cittadini rimasero a vivere lì. In parte non volevano abbandonare le loro case. In parte c’era l’illusione che un male invisibile fosse meno dannoso.
L’E40, il canale d’acqua che si otterrà dal dragaggio del fiume Pripyat, collegherà il mar Baltico al mar Nero. L’intenzione sarebbe quella di migliorare il trasporto fluviale e il commercio con i Paesi vicini. Ma il Pripyat è un bacino di scorie nucleari e, inoltre, sulle sue rive si stende la Polesia, la più grande regione selvaggia d’Europa. La chiamano: “L’Amazzonia d’Europa” per la sua straordinaria biodiversità.
La catastrofe: dall’aria all’acqua
Una catastrofe silenziosa avrà inizio. Questa volta non si propagherà nell’aria, bensì nell’acqua che beviamo. La costruzione dell’E40 permetterebbe di lavorare in punti vicinissimi al reattore nucleare. Gli studiosi sostengono che ciò distruggerà vasti ecosistemi. Inoltre, il dragaggio solleverà fanghi radioattivi accumulati dopo l’esplosione. Si arriverà potenzialmente a contaminare l’acqua che bevono circa 8 milioni di persone.
Il dragaggio del Pripyat è iniziato a luglio. In alcuni punti il fiume scorre fino a 2,5 km dal reattore responsabile dell’esplosione. A quanto dice l’organizzazione Save Polesia, esso è già stato dragato in sette punti, di cui cinque a meno di 10 km dal reattore.
Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AEIA) l’area dovrebbe restare totalmente indisturbata, a causa della contaminazione nel lungo periodo. Questa raccomandazione viene, però, spesso ignorata dal governo ucraino. Nonostante gli scienziati sovietici insistano per studiare anche gli effetti successivi alla vera e propria catastrofe, il numero delle vittime resta, infatti, inchiodato a quel 54. Il numero ufficiale dei morti di Chernobyl.
La mappa interattiva che svela la rotta della via d’acqua E40 mostra che i lavori porteranno in superficie il materiale radioattivo all’interno del fiume proprio nel centro della riserva naturale. E che, in particolare, la diga di Velykoanadolskyi si trova estremamente vicina al reattore, in piena zona di esclusione.
Wertelecki, professore che dal 2000 studia i difetti naturali dovuti alle radiazioni all’interno della regione della Polesia, avverte:
Il dragaggio stimolerà i nucleotidi che sono stati concentrati nel limo per decenni. La radiazione non è solo trasmessa dall’aria, dalla pioggia e dal vento, ma anche dall’acqua.
Anche Boilley, fisico nucleare, è dello stesso avviso, ma più schietto:
La zona di esclusione dovrebbe essere una zona di esclusione per secoli – questo significa che nessuna persona ci deve vivere e che vicino al fiume non è permessa alcuna attività.
Dal fiume Pripyat all’E40: il progetto
La società ucraina Sobi ha vinto la gara per scavare 100mila metri cubi di sedimenti. I lavori sono già iniziati. Il governo ucraino ha commissionato il lavoro per 12 milioni di grivna ucraina (quasi 370 milioni di euro).
Un consorzio tra ministeri, aziende, Unione Europea e ONG ha commissionato uno studio di fattibilità per dimostrare il danno alla salute e all’ambiente che si verrebbe a creare. Il precedente risale al 2015 ed è quello dell’Istituto Marittimo di Danzica. Secondo il consorzio, lo studio non ha esaminato le implicazioni della contaminazione in seguito al dragaggio. Inoltre, il governo, non effettuando la valutazione dell’impatto ambientale, sta apertamente violando la legge.
Secondo lo studio di Danzica si arriverebbe a contaminare 2,8 milioni di persone a Kiev.
La ONG francese Acro (Association pour le Contrôle de la Radioactivité dans l’Ouest) ha detto che la costruzione del canale d’acqua avrà un impatto radioattivo sugli operai. Perché la popolazione a valle non risenta delle radiazioni bisogna, inoltre, lasciare intatto il bacino idrico. Insomma, l’E40 è inattuabile.
Ma i governi interessati continuano a spingere verso la sua costruzione. E il fiume Pripyat verrà ulteriormente dragato: potranno passare navi lunghe fino a 80 metri.
Antonia Ferri