Guai per la Francia in Africa

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Michele Marsonet Prorettore alle Relazioni Internazionali dell’Università di Genova, docente di Filosofia della scienza e Metodologia delle scienze umane Ultima Voce

Michele Marsonet

Prorettore alle Relazioni Internazionali dell’Università di Genova, docente di Filosofia della scienza e Metodologia delle scienze umane

L’Algeria adotta l’inglese come lingua veicolare nella pubblica amministrazione e università, sostituendo il francese. Questo segna un rovescio per la Francia nel suo ex impero coloniale, e ha suscitato tensioni tra i due paesi. Il governo algerino non mostra intenzione di tornare indietro, causando preoccupazioni per Parigi riguardo al suo ruolo culturale e influenze nelle ex colonie. La decisione potrebbe spingere altre nazioni a seguire l’esempio dell’Algeria, rivoluzionando i corsi universitari in Maghreb e Africa centrale.


La notizia è davvero clamorosa. L’ Algeria, uno dei maggiori Paesi francofoni del continente africano, ha deciso di adottare l’inglese come lingua veicolare per sostituire l’idioma gallico nella pubblica amministrazione e nei corsi universitari.

Questo è solo l’ultimo dei rovesci che Parigi subisce nei territori del suo ex impero coloniale, rovesci che hanno visto una forte accelerazione da quando Emmanuel Macron è diventato presidente della Repubblica.

Già assai impopolare in patria, per la vicenda delle pensioni e le devastazioni delle banlieues, Macron ora assiste pressoché impotente alla sostituzione della lingua nazionale da parte dell’aborrito inglese in quella che fu la sua colonia principale nella parte settentrionale del continente.

Come si rammenterà, prima dell’indipendenza concessa dal generale De Gaulle, in Francia si sfiorò la guerra civile poiché l’Algeria veniva considerata, a tutti gli effetti, “territorio metropolitano”, e l’OAS condusse una lunga campagna di terrore per impedire che la suddetta indipendenza avesse luogo.

Il ministro algerino dell’Università, Kamel Buddari, fisico e matematico, nonché rettore dell’ateneo di M’Sila, ha varato una piattaforma digitale di insegnamento a distanza.
La novità è che essa è interamente in inglese. L’intento è quello di staccare gli studenti algerini dalla lingua di Molière per introdurli all’idioma di Shakespeare. Gli algerini ritengono, come tanti altri nel mondo, che l’inglese sia più utile del francese nella scienza e negli affari, essendo diventata la lingua più usata nel mondo contemporaneo.

Come se non bastasse, nell’inno nazionale sono state reintrodotte alcune strofe anti-francesi in precedenza cancellate, e il governo algerino ha ribadito di non essere intenzionato a tornare indietro.

Per Parigi si tratta di un danno, non solo culturale, di enorme portata. Il caso algerino può indurre altre ex colonie del Maghreb e dell’Africa centrale a seguirne l’esempio, rivoluzionando così i loro corsi universitari.

D’altra parte con la presidenza Macron i rapporti tra Parigi e le sue ex colonie sono scesi ai minimi storici, giacché i francesi – a differenza dei più pragmatici britannici – hanno sempre tentato di imporre i loro modelli culturali alle nazioni dell’ex impero.

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