Oggi 23 Dicembre dalle 10 a Como si svolge un bivacco solidale di protesta contro un’ordinanza emanata dal sindaco che vieta di
«mendicare in forma dinamica con forme di accattonaggio molesto ed invasivo e in forma statica occupando spazi pubblici che arrecano disagio al passaggio dei pedoni»
e che, nella fattispecie, impedisce a migranti di passaggio e persone senza fissa dimore di sostare nelle vie del centro storico. Sono previste multe per chi chiede l’elemosina, dorme in strada e ai volontari che cercano di restituire umanità e calore nonostante il gelo della politica e dell’inverno.
È indecoroso, infatti, disturbare le persone che fanno shopping, alterare la facciata scintillante della città addobbata a festa, infastidire chi si affanna a comprare i regali con la vista di uomini e donne privi di risorse perfino per nutrirsi. Mentre il numero di persone costrette a dormire in strada perché incapaci di permettersi un alloggio aumenta, mentre la povertà aumenta perché è impossibile conciliare gli attuali modelli economici col concetto di equità, la politica sceglie ancora l’ipocrisia e la cecità.
Come avvenuto coi migranti divenuti il capro espiatore per i problemi che tormentano la nostra società, ancora una volta preferiamo non ammettere cosa sta succedendo veramente: invece di chiederci perché le persone migrino o finiscano per strada prive di mezzi di sostentamento, le colpevolizziamo, le nascondiamo alla vista e criminalizziamo chi tenta di aiutarle.
Come successo alle ONG impegnate nei salvataggi in mare –divenute bersaglio di una campagna mediatica infame oltre che infondata- e a chi tentasse di aiutare i migranti ad esempio ad attraversare la frontiera con la Francia offrendo una doccia, un letto, del cibo e vestiti puliti, anche i volontari del Gruppo Colazioni di Como sono stati allontanati ed è stato loro impedito di offrire la colazione davanti la ex chiesa di San Francesco come facevano ormai da sette anni. Provvedimenti simili erano già balzati ai disonori delle cronache, come nel caso di Ventimiglia dove nel Marzo scorso il sindaco aveva diramato un’ordinanza contenente un simile divieto prima di revocarla a causa delle numerose contestazioni ricevute. Una fra tutte quella del Sindacato Italiano Appartenenti alla Polizia che in un comunicato aveva definito la situazione “a dir poco imbarazzante”, sottolineando come fra l’altro “Nemmeno agli zoo vengono sanzionate le persone che danno da mangiare agli animali”.
A prescindere da quanto rimangano in vigore provvedimenti come questi, a prescindere dunque dalle loro effettive conseguenze pratiche, la verità è che sono pericolosi soprattutto in termini di immaginario. Nella narrativa comune, infatti, i migranti sono oggetto di frequenti mistificazioni e strumentalizzazioni, le loro storie si perdono nella massa di individui che ci vengono presentati quasi sempre senza un briciolo di umanità. Sbarcano ai porti e vediamo una folla indistinta di persone coi vestiti laceri e lo sguardo smarrito e solo grazie alle organizzazioni umanitarie possiamo recuperare il loro trascorso e provare a comprendere il loro viaggio. Di cosa succeda dopo non sappiamo quasi nulla, tranne quando c’è da riportare qualche episodio di cronaca che li vede nei panni dei cattivi. Di certo, non c’è lo stesso equilibrio nel narrare il bene e il male delle migrazioni e ascoltare la notizia di una simile ordinanza può portare ad una ulteriore criminalizzazione di queste persone che hanno la sola colpa di essere povere e, quindi, escluse dallo sfavillante banchetto consumistico.
Negli ultimi anni sono stati sempre più frequenti questi cortocircuiti fra cause ed effetti, fra i fattori che provocano una condizione di fragilità e vulnerabilità e coloro che ne subiscono le conseguenze. Sono proprio le vittime, infatti, ad essere prese di mira: della povertà ci infastidiscono i poveri, delle guerre i sopravvissuti in cerca di pace, delle carestie i coraggiosi che sfidano tutto per costruirsi un futuro.
Ma fortunatamente ci sono sempre realtà che si oppongono a queste ingiustizie, persone capaci di riconoscere se stesse in chi ha fame, freddo, sete e paura, uomini e donne che sfidano leggi ingiuste per obbedire ad un’unica e superiore legge naturale che non può mai mortificare la vita. Ed è fra loro che possiamo ritrovare l’intramontabile eredità di Antigone che sfidò a costo della la tracotanza di Creonte e delle sue ingiuste leggi.