La notizia della morte di Hugh Hefner, il fondatore di Playboy, non arriva come un fulmine a ciel sereno, aveva la bellezza di 91 anni e si era goduto la vita, anche se dopo il lieve infarto del 1985 si era dato una “calmata”, si fa per dire se è vero che aveva perso buona parte dell’udito per via del Viagra e aveva dichiarato in proposito meglio continuare a fare sesso che sentirci.
La notizia è stata data proprio dalla Playboy Enterprises, morte per cause naturali, circondato dai suoi cari indossando una delle leggendarie vestaglie di seta e il sito di Playboy oggi ospita solo il necrologio.
Il dibattito è aperto su quanto Hefner con il suo Playboy sfidando il puritanesimo americano abbia favorito l’emancipazione delle donne o quanto col suo stile di vita da impenitente donnaiolo e la promozione del nudo femminile come merce l’abbia invece danneggiata.
Dibattito che si estende anche a Hefner come persona, era un maschilista donnaiolo? In realtà la verità è sempre sfumata, non in bianco e nero. innanzitutto ricordiamo l’età 91 anni, quando Hefner era giovane com’era la società? L’uomo medio, i nostri nonni, anche nel caso in cui fossero bravissime persone e nemmeno degli ignoranti, sarebbero per gli standard odierni dei maschilisti? Sicuramente sì, nella stragrande maggioranza dei casi.
Un altro fattore di cui tenere conto è che Hefner è uno che ha intrapreso un’impresa commerciale e poi si è trasformato nella sua bandiera, in colui che la incarnava, Hefner non era un playboy prima di diventare mr. Playboy, sposò la sua prima moglie nel 1949 ed era l’unica donna con cui fosse mai stato e fondò Playboy nel 1953, ovviamente non sto dicendo che fosse una finta e che gli abbia fatto schifo avere decine di bellissime “fidanzate”.
Il successo della rivista fu immediato con il mitico primo numero che aveva in copertina Marilyn Monroe, foto di nudo che non era comunque un inedito ma presa da un calendario del 1949.
Il primo aneddoto che mi rende Hefner simpatico è il fatto che non incontrò mai la Monroe, ma evidentemente rimase a lei legato per essere stata il portafortuna del battesimo della sua rivista e per questo comprò una cripta affianco a quella in cui riposano le spoglie della star, la vedo come una bella forma di riconoscenza per la fortuna che ha avuto nella vita.
Se entriamo nel dettaglio dell’attività di Playboy nel corso degli anni l’aneddoto più importante da ricordare è che nel 1955 ospitò una storia breve di fantascienza “The Crooked Man” scritta da Charles Beaumont che dipinge un mondo in cui l’omosessualità è la norma e gli etero sono perseguitati. Nei mesi successivi ricevette molte proteste perché ci sono due modi di leggere questo racconto, potrebbe pure essere vista alla Adinolfi, come un futuro distopico a cui ci stiamo avviando accettando l’omosessualità, ma Hefner rispose in maniera netta ed inequivocabile che se era sbagliato perseguitare gli eterosessuali nel racconto allo stesso modo era sbagliato perseguitare gli omosessuali.
Già da molti anni l’impero e la rivista sono diretti dai figli, quindi dal punto di vista strettamente operativo la morte di Hugh Hefner non dovrebbe comportare contraccolpi, con qualche passo azzardato e qualche retromarcia cercando di trovare uno spazio e una ragione d’essere in un tempo molto diverso da quello in cui è nata.
Come quando annunciarono di rinunciare al nudo integrale per poi fare marcia indietro pochi mesi dopo, l’articolo in proposito anche se scritto da un altro autore rispecchia parola per parola il mio punto di vista.
Hefner ha donato soldi a un’associazione che difende il primo emendamento della Costituzione Americana (quello che garantisce la libertà di religione, ma anche di parola), ma ne ha anche donati a un’associazione antivaccinista, amante degli animali ha donato per salvare una sottospecie di coniglio selvatico che è stata intitolata a lui Sylvilagus palustris hefneri.
Sulla sua posizione perlomeno in materia di omosessualità non credo ci siano dubbi e va aldilà dell’immagine di difensore della libertà sessuale che faceva parte del suo lavoro come icona vivente del suo impero, innanzitutto perché ammise di aver avuto esperienze bisex nel lontano 1971, quando forse non era ancora così accettato e soprattutto poteva cozzare con l’immagine del playboy donnaiolo, anche se in realtà l’immagine di Hefner è sempre stata quella del raffinato in vestaglia di seta e non quella del macho, quindi forse è relativo.
Poi perché si è pronunciato decisamente a favore del matrimonio omosessuale “a fight for all our rights. Without it, we will turn back the sexual revolution and return to an earlier, puritanical time.” “una battaglia per tutti i nostri diritti. Senza di esso riporteremo indietro la rivoluzione sessuale e ritorneremo ai tempi del puritanesimo”.
Già il puritanesimo, che Hefner conosceva bene perché veniva da una famiglia che definì “conservatrice, del Midwest e metodista” lui nella sua vita è stato tutto il contrario, in politica appoggiò prima i democratici, poi si definì un indipendente, ma questo non gli impedì di finanziare pesantemente la campagna per la rielezione di Obama.
Alla luce di questo fatto che ho riportato alla fine penso che se vogliamo dare una definizione sintetica di Hugh Hefner che ne riassuma quelle che potrebbero a una vista superficiale anche sembrare contraddizioni è che si trattava di un uomo del suo tempo e che quindi probabilmente un filo di maschilismo lo aveva, ma allo stesso tempo aveva un forte anelito di libertà nato come reazione a un ambiente familiare e sociale conservatore e di quella voglia di libertà, in particolare sessuale, vuoi per calcolo commerciale vuoi per interesse personale, fece anche il suo lavoro e un fiorente business, vivendo una vita a modo suo.
Fonte immagine: www.playboyenterprises.com
Roberto Todini