Nazinin è stata condannata a 5 anni di carcere con l’accusa di spionaggio. Lei si è sempre dichiarata innocente. Per farsi ascoltare ha iniziato a rifiutare il cibo. Dopo 15 giorni ha interrotto il digiunto.
A dare la notizia alla BBC è stato suo marito Richard Ratcliffe. Dal giorno in cui l’anglo-iraniana è stata imprigionata, l’uomo ha sempre lottato per la sua liberazione e l’ha accompagnata nei suoi digiuni rifiutando anche lui il cibo quando lei non mangiava.
“E’ una buona notizia che abbia deciso di interrompere. Mi sento sollevato, era dura per me, ma credo fosse più dura per lei”, ha dichiarato Ratcliffe all’emittente inglese.
Gli scioperi della fame
Non era la prima volta che Zaghari-Ratcliffe rifiutava di mangiare. Era già successo a gennaio del 2019 dopo che le era stata negata l’assistenza medica. La donna infatti aveva chiesto che un medico le esaminasse a causa di alcuni noduli sospetti sul suo seno e altri sintomi da valutare.
Inoltre non le era stato permesso di vedere uno psichiatra nonostante abbia urgentemente bisogno di cure neurologiche.
L’anglo-iraniana, sola e prigioniera in un paese che la tratta come una criminale, ha pensato che uno sciopero della fame fosse l’unico modo per farsi ascoltare.
Qualche mese dopo il primo, la donna ha iniziato un secondo sciopero della fame il 15 giugno. Distrutta dalla prigionia e dal dolore di non poter festeggiare insieme alla figlia il suo quinto compleanno. Il marito Richard ha smesso di mangiare assieme a lei per dare ancora più visibilità all’ingiustizia subita dalla moglie.
Chi è Nazanin Zaghari-Ratcliffe
Nazanin è una donna anglo-iraniana. Ha acquisito la doppia cittadinanza grazie al matrimonio con Richard Ratcliffe, un cittadino inglese. I due vivevano insieme a Londra, dove lei lavorava come project manager nell’organizzazione benefica Thompson Reuters Foundation e lui svolgeva la professione di contabile. Dalla loro unione è nata Gabriella.
L’arresto improvviso in aeroporto
La donna aveva deciso di portare in Iran la figlia di pochi mesi per farle conoscere la famiglia e le proprie origini. A marzo 2016 si è recata con la piccola in Iran per celebrare con i parenti il nuovo anno. In quei momenti di festa non poteva nemmeno lontanamente immaginare cosa sarebbe accaduto al ritorno.
Mentre si trovava nell’aeroporto iraniano con la figlia in attesa del volo per Londra è stata arrestata con l’accusa di spionaggio.
Le autorità iraniane l’accusavano di essere coinvolta in una rete sovversiva che complottava contro il Governo locale. I pasdaran, vale a dire i guardiani della rivoluzione islamica in Iran, affermavano che fosse quello il motivo del suo viaggio, e non una visita ai parenti.
Da que momento in poi la vita di Nazanin è cambiata per sempre. Le guardie l’hanno privata della libertà e interrogata per giorni. A settembre dello stesso anno è stata condannata a 5 anni di reclusione per spionaggio.
I suoi datori di lavoro inglesi hanno provato a difenderla ma le autorità non gli hanno creduto.
Ad aprile 2017 ha perso il ricorso in appello alla Corte Suprema dell’Iran. Solo ad agosto dell’anno scorso, dopo 2 anni e 5 mesi di prigionia ha ottenuto un rilascio temporaneo di 3 giorni e ha rivisto la figlia.
Ma il trauma più grande l’ha vissuto proprio Gabriella, che oggi ha 4 anni. Oltre ad essere stata separata dalla madre, la bimba non ha potuto ricongiungersi neppure con il padre. Ma è dovuta rimanere in Iran con i parenti. Lontana da tutti i suoi affetti più cari.
Le petizioni internazionali per il suo rilascio
L’anglo-iraniana si è sempre dichiarata innocente. Il suo caso ha fatto il giro del mondo attirando l’attenzione di Amnesty International e del Governo britannico. Ha più volte detto al marito e ai media che le manca la sua famiglia e la reclusione sta influendo negativamente sulla sua salute psicofisica. Infatti, è tenuta prigioniera in condizioni disumane e le viene negata assistenza medica.
Richard Ratcliffe ha lanciato vari appelli in tv e una petizione invocanndo un intervento internazionale in favore della moglie.
I politici inglesi hanno cercato di aiutarla ma senza successo. Il primo ministro Theresa May e il ministro degli esteri inglese si erano detti molto preoccupati all’indomani della sentenza di condanna. Ma possono fare ben poco. La donna infatti non può neppure beneficiare dell’assistenza del consolato britannico perché l’Iran non riconosce le doppie cittadinanze.
Betty Mammucari