Essere genitori non è mai semplice, ma a volte diventa un’ossessione. L’eccesso di attenzione per i propri figli (“overparenting” negli Stati Uniti) sfocia in una forte ansia nell’educare, controllare, guidare i bambini e i ragazzi in ogni aspetto della loro vita. All’origine di questo atteggiamento di “genitorialità eccessiva” si celano spesso sensi di colpa, alte aspettative e zelo maniacale.
Un fenomeno diffuso che danneggia i figli
Il fenomeno dell’overparenting si manifesta soprattutto nella classe medio-alta americana, ma è piuttosto diffuso anche in Cina, in Giappone e in Italia. Si caratterizza per la tendenza a pianificare la vita dei figli (talvolta ancor prima che questi siano nati) e a riempirli di impegni fin da piccoli: attività sportive, lezioni di musica o di lingue, corsi di teatro… Lo scopo? Sviluppare al massimo la loro intelligenza per avviarli al successo. Il risultato? Ragazzi sovracaricati che non sanno gestirsi la propria vita da soli. Giovani stressati e annoiati, privi di entusiasmo o spirito di iniziativa, fragili e dipendenti dalla famiglia. L’overparenting è caratterizzato da un metodo educativo ansiogeno, maniacale e opprimente, che tende a lasciare poco spazio alla crescita naturale dei figli, sui quali si investe eccessivamente, con aspettative elevate.
Quali fattori possono alimentare l’overparenting?
I sensi di colpa. Le madri di oggi sono spesso professionalmente molto impegnate e sentono di non essere abbastanza presenti per i figli. Per tale ragione, alcune scelgono di lasciare la carriera per dedicarsi totalmente ai propri bambini, con un’attenzione eccessiva e nociva che fa sentire il peso del “sacrificio”.
La genitorialità in età avanzata. Diventare mamme e papà a un’età avanzata può far sì che i figli siano percepiti come un bene prezioso da tutelare, una proprietà di grande valore che va protetta a ogni costo e tenuta distante da ogni minimo rischio.
La crisi economica. Essa contribuisce senza alcun dubbio ad aumentare la preoccupazione dei genitori riguardo al futuro incerto dei propri figli. Per paura che essi non riescano a realizzarsi da soli, fanno in modo di accompagnarli nel loro percorso di crescita anche troppo a lungo.
La società competitiva. Trovare posto nel mondo del lavoro è sempre più difficile; le competenze e le conoscenze richieste sono giorno dopo giorno più specializzate. Questo contribuisce ad aumentare l’ansia dei genitori, che sentono il dovere di crescere figli che soddisfino le aspettative sociali. Per il timore che i figli falliscano, però, sovente si fanno carico dei loro problemi e delle loro responsabilità.
Proiettare le proprie ambizioni sui figli. Si tratta di una tendenza diffusa tra i “genitori elicottero”: temendo che i propri bambini possano avere difficoltà a competere nella nostra società, li caricano di pressione affinché si impegnino al massimo per raggiungere alti traguardi e ottenere sempre i massimi risultati. Tentano di suscitare nei figli un bisogno di successo e di affermazione che in verità appartiene a loro stessi.
Fattori molteplici, un elemento comune: la paura di sbagliare. Si dovrebbe avere, semmai, paura di non sbagliare mai. Perché ci ostiniamo a non accettare l’errore? Perché non ci concediamo l’imperfezione? Dovremmo levare il piede dall’acceleratore, dovremmo toglierci le scarpe da corsa e smettere di vivere la vita come se fosse una gara. Genitori e figli perfetti non esistono. Genitori e figli felici, sì, invece.