Gli incendi degli ultimi mesi hanno mandato in cenere migliaia di ettari di patrimonio arboreo, creando un danno inestimabile
L’isola di Evia, la seconda più grande di tutta la Grecia, è in balia del fuoco da giorni, sia a Sud che a Nord. I soccorsi via aria e via terra non riescono ad arginare il propagarsi degli incendi che hanno già distrutto case e migliaia di ettari del prezioso patrimonio arboreo. Oltre mille persone sono state evacuate con traghetti dopo che le fiamme che ancora divampano hanno reso impossibile gli spostamenti con altri mezzi.
L’incendio su Evia, l’Antica Olimpia, 200 km ad est di Atene, un’isola di montagne boscose e vallate alternate a piccole insenature di acqua limpida, è iniziato il 3 agosto e ha colpito il territorio da una costa all’altra, bruciando senza controllo per giorni.
La Grecia ha dispiegato l’esercito per contribuire a combattere il fuoco e diversi Paesi, tra cui Francia, Egitto, Svizzera e Spagna, hanno anche inviato aiuti, compresi gli aerei antincendio. Più di 570 sono i vigili del fuoco che sono impegnati a spegnere le fiamme.
Un disastro ecologico
L’incendio ha devastato 2800 ettari del territorio boschivo ed è stato definito un vero e proprio “disastro ecologico” dalle autorità greche. Attualmente è il più grave delle centinaia scoppiati in Grecia negli ultimi giorni, sulla scia dell’ondata di caldo più prolungata e intensa del paese degli ultimi trent’anni che ha fatto salire le temperature a 45 gradi e ha creato condizioni di aridità senza precedenti, fino a fare andare in fiamme una parte ingente del patrimonio arboreo dell’Europa meridionale, dall’Italia ai Balcani, alla Grecia e alla Turchia. Da settimane enormi incendi divampano anche in tutta la Siberia, nel nord della Russia e della Finlandia.
Alle fiamme anche un ulivo secolare
ll pezzo da novanta del patrimonio arboreo dell’isola, l’ulivo di Roviés , è bruciato anch’esso. Era stato descritto persino nelle opere del noto filosofo e geografo greco Strabone, nato intorno al 60 a.C. È stimato che avesse 2500 anni e pare che per abbracciarne il tronco ci volevano ben 10 persone. Un albero che nasceva prima della venuta di Cristo, quando i Greci combattevano le guerre persiane e ha visto il susseguirsi di molteplici civiltà ed è morto in pochi minuti. Rientrava tra i patriarchi verdi, o alberi monumentali, ossia esemplari arborei di pregio, alla stregua dei complessi archeologici, dei castelli, o dei centri storici.
Scarsa cognizione del valore del patrimonio arboreo
Una perdita dal valore inestimabile, soprattutto se si sospetta l’origine dolosa di alcuni di questi incendi. Atteggiamenti poco rispettosi dei relitti del patrimonio arboreo storico derivano dallo scarso valore economico che gli vengono conferiti dagli stessi proprietari, o dagli abitanti del posto che ancora faticano a riconoscere le valenze di tipo paesaggistico, ambientale, storico, culturale e naturalistico che sempre più le normative europee attribuiscono alle piante monumentali.
Diritti degli alberi
Si deve attendere gli anni Novanta per poter assistere ad una maggiore consapevolezza anche da parte dell’opinione pubblica della necessità di una protezione del patrimonio arboreo e si inizia a parlare di diritti degli alberi e delle piante e della loro necessità di una tutela effettiva contro la deforestazione e le attività umane offensive.
Con la carta di Barcellona viene riconosciuto l’albero come portatore di diritto, in quanto la città necessita di esso come elemento essenziale per garantire la vita. Il patrimonio arboreo contribuisce alla cultura del luogo e al miglioramento delle condizioni di vita nelle aree urbane, entrambi fattori determinanti per la qualità della vita in città, dunque, deve potersi sviluppare in tutte le sue potenzialità, disponendo dello spazio e dei vincoli necessari. Esso va inteso come sistema, e come tale va valorizzato, pianificato e gestito.
In seguito anche la Francia e l’Italia hanno regolamentato i diritti degli alberi monumentali.
Una nuova filosofia ambientale
Non è mancato chi, compresa me, superando il concetto tradizionale del patrimonio arboreo come bene, ha cercato di dimostrare la dimensione degli alberi come entità naturali titolari di veri e propri diritti, sino a desiderare una nuova filosofia ambientale che consideri le piante come soggettività con una propria dignità, capaci di comunicare e anche di insegnare.
Dunque, non resta che augurarci che queste gravi perdite possano servire ad alimentare la consapevolezza dell’importanza della tutela del patrimonio arboreo.