Sul sito dell’ESO (European Southern Observatory), una organizzazione di ricerca intergovernativa partecipata da ben 16 stati europei che ha lo scopo di fare ricerca astronomica con telescopi terrestri e che ha come obiettivo il cielo australe, quindi gli osservatori che controlla sono locati nel nord del Cile, è apparsa la notizia della scoperta di almeno 70 pianeti interstellari.
Naturalmente la scoperta è stata documentata con un articolo scientifico che è stato pubblicato su Nature Astronomy.
Pianeti interstellari è il nome più tecnico, nel mondo anglosassone sono conosciuti come rogue planets, mentre da noi sono colloquialmente conosciuti anche come pianeti orfani.
Di cosa stiamo parlando? Di corpi celesti di massa di dimensioni planetarie che non orbitano attorno a una stella ma vagano liberi per la galassia, rogue in inglese vuol dire fuorilegge, ora è intuibile perché siano chiamati anche orfani , lo spazio interstellare è la parte di spazio galattico più rarefatto, quella al di fuori delle zone di influenza degli astri e che le separa.
Se proprio volessimo essere pignoli dovremmo dire che nessuna delle precedenti definizioni è esatta perché dal 24 Agosto 2006 nella nomenclatura astronomica la definizione di pianeta è “un corpo celeste che orbita attorno a una stella e che, a differenza di questa, non produce energia tramite fusione nucleare, la cui massa è sufficiente a conferirgli una forma sferoidale, laddove la propria dominanza gravitazionale gli permette di mantenere libera la sua fascia orbitale da altri corpi di dimensioni comparabili o superiori” e dunque i pianeti interstellari che sono “corpi celesti aventi una massa equivalente a quella di un pianeta, ma non legati gravitazionalmente a nessuna stella” tecnicamente non sarebbero pianeti, ma pignolerie a parte continueremo a chiamarli pianeti, decidete voi se orfani o fuorilegge.
L’esistenza di questi corpi era nota, ma finora se ne conoscevano pochi quindi la scoperta di almeno 70 di questi corpi celesti è una notizia importante che suggerisce che là fuori ce ne potrebbero essere molti più di quanto potessimo pensare.
Il team di ricercatori ha vagliato osservazioni fatte con il Very Large Telescope (VLT) dell’ESO, il Visible and Infrared Survey Telescope for Astronomy (VISTA), il VLT Survey Telescope (VST) and il MPG/ESO 2.2 insieme a dati da altre installazioni.
La cosa da sottolineare è che considerato che nella maggior parte dei casi i pianeti interstellari sono invisibili anche agli strumenti più potenti perché non riflettono la luce di alcuna stella e che questi sono stati scoperti perché sono tutti corpi molto giovani e di conseguenza molto caldi e dunque brillano debolmente, la scoperta suggerisce che ce ne potrebbero essere miliardi là fuori.
Averne di più da studiare aiuterà anche gli astronomi a farsi un’idea più precisa su come i pianeti interstellari si formino, attualmente ci sono un paio di teorie abbozzate, la prima è che siano il risultato della condensazione di una nube di polvere troppo piccola per portare alla formazione di una stella, la seconda è che invece siano corpi espulsi durante la formazione di un sistema planetario, ma si ignora con quale meccanismo.
Roberto Todini