Diversi scontri si sono verificati in alcune città della Svezia a causa delle provocazioni del politico di estrema destra Rasmus Paludan. Il gesto simbolico di voler bruciare il Corano ha infatti adirato la comunità islamica svedese, che si è riversata in piazza insieme ai suoi sostenitori.
Il politico danese Rasmus Paludan è tornato alla carica. Dopo aver perso l’occasione di entrare nel Parlamento della Danimarca, l’uomo ha deciso di promuovere le sue politiche islamofobe organizzando un tour di comizi in Svezia proprio nel periodo del Ramadan. L’obiettivo? Le elezioni svedesi del 2022.
Le sue manifestazioni dai toni razzisti, però, hanno provocato molti disordini e lasciato diverse città in subbuglio.
Chi è Rasmus Paludan
Stram Kurs, in italiano “linea dura”: questo il nome del partito di estrema destra fondato nel 2017 da Rasmus Paludan. Il politico era noto per i suoi video anti-islamici pubblicati su YouTube prima ancora di mettere piede nella politica del suo paese d’origine, la Danimarca. Laureato in giurisprudenza, la figura di Paludan appare piuttosto controversa, sia nel pubblico che nel privato. L’uomo ha avuto infatti un ordine restrittivo per stalking ed è stato accusato di aver avuto delle conversazioni spinte con dei minori su Internet. Inoltre, le sue politiche particolarmente discriminatorie e i suoi toni così violenti nei confronti soprattutto degli immigrati musulmani hanno costretto Paludan ad essere posto sotto la continua protezione della polizia.
Una politica anti-Islam
Nel 2019 Rasmus Paludan ha tentato di entrare nel Parlamento danese presentandosi alle elezioni di quell’anno, non superando però la soglia del 2% di consensi necessaria per avere un seggio al Folketing. Il politico ha dunque deciso di portare la sua politica nella vicina Svezia, dopo aver oltretutto ottenuto la cittadinanza svedese nel 2020. Così, a metà aprile è iniziato il suo tour di comizi in alcune delle città più importanti della Svezia, che però ha avuto come risultato scontri violenti tra manifestanti e polizia.
Ciò che promuove Rasmus Paludan è un assoluto rifiuto dell’Islam, per cui richiede una messa al bando della religione e l’espulsione di tutti i richiedenti d’asilo “non occidentali”. Per rendere la sua ideologia, il politico danese ha optato per dimostrazioni al limite dello spettacolare durante i suoi discorsi: al di là dei toni enfatici e delle dichiarazioni xenofobe, Paludan ha adottato l’abitudine di bruciare una copia del Corano, il testo sacro dell’Islam, davanti al pubblico di sostenitori come “tributo alla libertà di parola”. Una pratica che ha subito fatto reagire la comunità islamica svedese, la quale ha chiesto alla polizia di proibire tale gesto assolutamente irrispettoso. Le forze dell’ordine svedesi, tuttavia, hanno rifiutato la contestazione, in quanto andrebbe contro la legge del Paese, molto permissiva in fatto di libertà d’espressione. Le violenze hanno così preso piede nelle città toccate dal tour di Paludan, con i manifestanti contrari da una parte, i sostenitori dall’altra e la polizia nel mezzo.
Il bilancio degli scontri
Da giovedì 14 aprile fino a sabato sera, dunque, città come Stoccolma, Linköping, Örebro e Malmö sono state segnate da scontri, arresti e vandalismi di varia natura; particolarmente violenta è stata la manifestazione a Norrköping, nel nord della Svezia. La promessa di Rasmus Paludan di dare fuoco al Corano ha letteralmente – e ironicamente – incendiato i luoghi che hanno ospitato i comizi, con auto della polizia, macchine e un autobus dati alle fiamme. A Örebro sono stati feriti dodici poliziotti e arrestati due manifestanti, mentre a Rinkeby, sobborgo a ovest di Stoccolma, i dimostranti hanno accolto Paludan lanciandogli addosso pietre, con gli arresti che a fine giornata ammontavano a otto. Un comunicato della polizia svedese parla di un totale di almeno 34 feriti, di cui 20 poliziotti e 14 civili, e 40 arresti; Anders Thornberg, capo delle forze dell’ordine, ha affermato che “il numero medio di dimostranti aggressivi è stato di circa 200, per cui la polizia è stata costretta a usare armi per legittima difesa”. Gli scontri hanno visto partecipare anche elementi criminali, per cui si sospetta che l’obiettivo fosse in parte anche la stessa polizia.