La violenza di genere è un meccanismo complesso che colpisce il 71% delle donne italiane. E durante il lockdown le richieste di aiuto ai numeri di emergenza sono state il 119% in più. Il Reddito di Libertà rappresenta una prima risposta del Governo.
Come funziona
Tre milioni di euro divisi in 400 euro mensili erogabili per un anno alle donne che sono vittime di violenza domestica, seguite dai centri antiviolenza o dai servizi sociali. L’interessata compila la domanda mediante autocertificazione Inps con allegata una dichiarazione del centro antiviolenza, che dichiari il percorso di autonomia intrapreso e una dichiarazione dei servizi sociali, che attesti il bisogno urgente. Il pagamento avrà luogo fino ad esaurimento fondi della Regione.
Luci e ombre
Questo è il primo nodo che solleva subito qualche perplessità: i fondi stanziati per il Reddito di Libertà sono stati ripartiti a livello ragionale, in base alla popolazione. Quindi maggiori fondi per Lombardia e Campania, mentre chiudono l’elenco il Molise e la Valle d’Aosta: a nuotare nel mezzo delle incertezze tutte quelle regioni dove la violenza domestica è statisticamente più alta come la Sicilia, la Sardegna, l’Abruzzo, l’Emilia Romagna e la Liguria. Forse una ripartizione secondo i numeri della violenza stessa sarebbe stata migliore. Mancano poi i decreti attuativi: ancora non ci sono le regole su come i vari enti debbano procedere nei fatti. Infine sebbene tre milioni di euro sembrino molti soldi a conti fatti sono una goccia nel mare: potranno aiutare circa 625 donne a fronte di quasi ventimila richieste di aiuto ogni anno.
Disoccupazione e violenza
Il Reddito di Libertà è un primo aiuto concreto e una presa di coscienza: senza emancipazione economica le donne non saranno mai libere. Questo è un tasto dolente in un’Italia sempre in lotta con il gender gap nel lavoro: siamo tra i Paesi con la minore occupazione femminile, poco meno del 50%, mentre oltre il 70% degli uomini risulta occupato. Con la Pandemia su 101mila persone che hanno perso il lavoro ecco che 99mila sono donne. La disoccupazione femminile ha uno stretto legame con la violenza domestica: donne costrette a casa con i loro aguzzini, magari con figli piccoli, incapaci di scappare poiché non avrebbero di che vivere. La violenza di genere e il gender gap sul lavoro hanno la stessa matrice: la percezione della donna come secondo sesso, secondaria nel panorama socio-economico della nazione perché devota alla maternità e all’accudimento della casa.
Un segnale per il futuro
Una cultura patriarcale diffusa che richiede una presa di coscienza sul ruolo della donna che sia un discorso collettivo che abbracci tutti gli ambiti della società. Il Reddito di Libertà crea un primo collegamento, non distingue più il sessismo sociale da quello economico e dalla violenza ma li unisce: lo Stato ammette di avere un problema di sessismo e parla alle vittime, le donne, che non può più fingere di non vedere.
Alice Porta