Stanno emergendo ora dopo ora i dettagli di quello che potrebbe essere uno dei più grandi scandali bancari degli ultimi tempi. Alcuni importanti dirigenti di Credit Suisse, società di servizi finanziari tra le più importanti al mondo e con sede a Zurigo.
Risale a qualche giorno fa la notizia delle dimissioni del direttore operativo Pierre-Olivier Bouée. Si è scoperto infatti che quest’ultimo aveva fatto pedinare l’ex capo della gestione patrimoniale dell’istituto, Iqbal Khan, durante il suo passaggio a UBS, banca rivale di Credit Suisse. Dimissioni immediate anche per il responsabile della sicurezza, Remo Boccali. Per nessuno dei due dimissionari sono previste buonuscite economiche. La vicenda ha però assunto contorni sempre più inquietanti quando uno degli investigatori privati coinvolti nel pedinamento di Khan si è suicidato. Ma andiamo con ordine.
Come siamo arrivati allo scandalo
Il 1° ottobre è stato pubblicato un rapporto basato su un’inchiesta commissionata dal consiglio di amministrazione della banca allo studio legale Homburger. Il direttore operativo Bouée, a fine agosto, aveva ordinato a Boccali di sorvegliare Khan, dopo l’annuncio del suo passaggio a UBS. Bouée avrebbe preso l’iniziativa “per tutelare gli interessi della banca” senza consultare né l’amministratore delegato Tidjane Thiam (a lui molto vicino) né nessun altro membro della direzione generale. La condotta è stata fortemente criticata dal presidente Urs Rohner, che ha però specificato che lui e l’amministratore delegato Thiam resteranno al loro posto. Il consiglio d’amministrazione ha accettato le dimissioni di Bouée con effetto immediato e ha preso il suo posto James Walker, fino a pochi giorni fa direttore finanziario della filiale statunitense di Credit Suisse. Il consulente suicida invece ricopriva il ruolo di intermediario tra la banca e la Investigo, una società di investigazioni private a cui Bouée aveva commissionato il pedinamento di Khan. E’ stato Khan stesso a sporgere denuncia alla procura di Zurigo e a metà settembre è quindi partita l’inchiesta.
I rapporti tra Bouée e Thiam
Per inquadrare meglio la vicenda è necessario capire meglio gli equilibri societari. Bouée e Thiam hanno lavorato insieme per più di dieci anni anche prima di approdare a Credit Suisse. Thiam invece ha un rapporto molto teso con Khan. Ironia della sorte, i due, oltre a essere colleghi, sono pure vicini di casa nell’esclusivo quartiere di Herrliberg, poco fuori da Zurigo. Come affermato dal Wall Street Journal e dal Financial Times, sembra che all’inizio le cose tra loro andassero bene, visto che Khan deve i suoi avanzamenti di carriera anche alle promozioni da parte di Thiam, ma che il loro complicato rapporto di vicinato abbia compromesso gli equilibri. A ciò si sarebbe aggiunto un risentimento personale di tipo professionale, visto che Khan non avrebbe preso bene la promozione dei due colleghi ai vertici della società.
Tutto per una lite di vicinato?
Bisogna poi aggiungere che il pedinato Iqbal Khan ha svolto un’essenziale funzione di ringiovanimento dell’immagine aziendale, attirando soprattutto il target afferente al cosiddetto “wealth management”, composto cioè da soggetti con cospicui patrimoni da investire. Evidentemente, la sua caparbietà ha attirato l’attenzione di UBS e il malessere all’intero di Credit Suisse lo ha fatto riflettere sul suo ruolo in azienda. A luglio del 2019 Khan ha presentato dunque le sue dimissioni alla società di Zurigo, annunciando la sua partenza per UBS. Nel mondo finanziario ma non solo, le tempistiche del passaggio si allungano, a causa del “gardening leave (tempo per il giardinaggio, letteralmente)”. Viene cioè fatto trascorrere un periodo di pausa per prassi, in modo da evitare che chi lascia un incarico per passare alla concorrenza porti con sé troppe informazioni. A Khan, invece, è stato permesso di non fare questa pausa, con l’assenso del presidente Rohner e quindi il 28 agosto UBS ha potuto annunciare senza problemi né lungaggini l’assunzione di Khan.
Questioni di leadership
Da qui l’inizio dell’attività di spionaggio. La CNN ha parlato di pedinamenti tra il 4 e il 17 settembre, giorno in cui Khan si è accorto che qualcuno lo stava seguendo. Dopo aver parlato direttamente con questa persona, si è rivolto con una denuncia alle autorità di Zurigo. Credit Suisse ha cercato di tutelarsi immediatamente attraverso delle verifiche interne, che hanno portato alla luce il mandante dei pedinamenti. Bouée sospettava che Khan stesse dedicandosi al proselitismo finanziario, convincendo dipendenti e grossi clienti di Credit Suisse a passare a UBS. Bouée ha quindi ammesso le sue responsabilità, sottolineando che però Thiam non era a conoscenza dell’iniziativa. A molti, nel settore, pare inverosimile, alla luce degli strettissimi rapporti tra Bouée e Thiam. Se fossero entrambi coinvolti, quindi l’inchiesta si allargherebbe a vari dirigenti di Credit Suisse, mentre se anche Thiam non fosse coinvolto, la sua figura di leader né uscirebbe piuttosto ammaccata.
Un servizio di “Bloomberg Surveillance”, in cui si parla delle varie ipotesi in merito al coinvolgimento dei vertici aziendali
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Uno scandalo che porta con sé una crisi reputazionale
Credit Suisse ha poi pubblicato un comunicato e organizzato una conferenza stampa. Dalle successive indagini non risulta che Khan stesse portando avanti opere di convincimento presso colleghi e clienti. Il presidente Rohner ha chiesto pubblicamente scusa a Khan e alla sua famiglia e ha dedicato un pensiero all’uomo che si è suicidato.
Come riportato dal Financial Times, il diffondersi di queste notizie ha coinvolto la banca in una tremenda “crisi reputazionale“, un fenomeno particolarmente dannoso per le banche e particolarmente raro per quelle elvetiche. Sarà quindi estremamente difficile per il presidente Rohner ridare all’istituto la credibilità di cui godeva fino a poco tempo fa. Gli investitori e i risparmiatori potrebbero infatti dubitare della serietà dell’istituto e della solidità della dirigenza. Al di là degli epiloghi, la sua leadership esce comunque compromessa da questa situazione: senza particolari intoppi e senza che nessuno dei colleghi se ne accorgesse, un dirigente ha fatto seguire una persona per quasi tre settimane. Non male, per lo stereotipo della banca svizzera.
Elisa Ghidini