by admin | 7 Marzo 2018 11:07 pm
Sabato 3 marzo la nave Aquarius ha soccorso 72 persone durante due diverse operazioni nel Mediterraneo centrale: tra le persone salvate erano presenti donne e bambini migranti, di cui alcuni si erano buttati in mare da un gommone, mentre altri erano a bordo di un’imbarcazione di legno in procinto di affondare.
“Zio, ti prego, non mi lasciare.”.
Gli operatori di SOS MEDITERRANEE e di Medici senza frontiere sono riusciti a mettere in contatto telefonico il bambino, appena giunto in Libia con i migranti riportati indietro, con il padre ancora a bordo della nave Aquarius.
Il padre ha lanciato un disperato dall’Italia per avere il ricongiungimento: il figlio oltre ad essere da solo in Libia è anche stato rinchiuso, come tanti altri bambini migranti, nel centro di detenzione di Tajoura.
A quanto pare i migranti, provenienti principalmente dall’Africa occidentale, sarebbero stati contesi tra Italia e Libia durante il salvataggio: la Guardia costiera libica, ha declinato l’offerta di assistenza dei soccorritori italiani nel primo soccorso a metà, mentre nel secondo non ha mai risposto agli appelli radio della nave Aquarius e ha effettuato una procedura molto pericolosa e non conforme al codice di navigazione.
Nicola Stalla, coordinatore dei soccorsi di SOS MEDITERRANEE, ha dichiarato a tal proposito:
“La nave Aquarius, l’unica nave di ricerca e al soccorso presente sabato e domenica nell’area, è stata impegnata nell’arco di 24 ore in complesse operazioni di ricerca e soccorso, da est a ovest in un tratto di circa 120 miglia nautiche. L’assenza di un dispositivo di soccorso adeguato una volta ancora ha avuto un costo elevato in termini di vite umane: almeno 21 persone sarebbero annegate perché non individuate e soccorse in tempo e non abbiamo notizie di una imbarcazione in difficoltà segnalata nella mattina di domenica. Infine, la condotta pericolosa e illegale di unità della Guardia costiera libica non fa che accentuare la pericolosità di questo tratto di mare, che è già il più mortale al mondo.”.
Sophie Beau, vice presidente di SOS MEDITERRANEE International, ha detto:
“Da molti mesi situazioni inaccettabili continuano a ripetersi e ad aggravarsi sotto gli occhi delle autorità europee, sorde rispetto agli appelli e alla solidarietà dell’Italia. Invece di fornire una risposta alla mancanza di risorse per prevenire nuove tragedie in mare, l’Europa lascia che nella zona di ricerca e soccorso al largo delle coste libiche si dispieghi la massima confusione. Il risultato è la perdita di altre vite umane e il ritorno verso l’inferno per coloro che tentano di fuggire. Soccorritori e testimoni: la nostra presenza nel Mediterraneo è più che mai necessaria.”.
Forse però, anche se pare assurdo, il peggio deve ancora arrivare; con le novità politiche in corso, pare improbabile un coinvolgimento dell’Italia nella protezione degli immigrati e dei bambini migranti: nell’immaginario collettivo rappresentano ormai un insieme fastidioso, una banda di criminali generici.. non si parla più di donne, giovani uomini e bambini.. né tantomeno di esseri umani.
Così in effetti è più comodo distogliere lo sguardo.
Fadua Al Fagoush
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