Solvay: la triste realtà dietro alle spiagge bianche.
Ogni anno le spiagge di Rosignano, caratteristiche per la loro sabbia bianca, si affollano di bagnanti. Il colore candido, però, non è naturale. Secondo l’ONU l’area balneare di Rosignano è una delle aree più inquinate d’Italia. Tutto questo a causa della celebre azienda Solvay, che produce carbonato di sodio.
Cos’è Solvay?
É un’azienda di origine belga che si occupa della produzione nel settore chimico e delle plastiche. Da 108 anni è presente in Italia, nel parco industriale del comune di Rosignano Solvay, a cui ha dato anche il nome.
Il caso
Da anni gli ambientalisti si battono per la salvaguardia delle coste livornesi. Dovrebbe essere carbonato di sodio quello scaricato in mare (da qui il colore bianco della spiaggia), ma da studi scientifici (2017) si è rivelato essere un composto di arsenico, cromo, benzene e molti altri materiali inquinanti. Secondo un’inchiesta condotta da Report, in 50 anni di attività, sono stati riversati in mare 400 tonnellate di mercurio. Ancora, si sono rilevati rifiuti scaturiti dall’azienda, anche nelle aree circostanti. In particolare, in zone che ora sono adibite alla coltivazione del grano.
I danni sulla salute delle persone sono tanti. Uno dei più comuni pericoli è il mesotelioma pleurico: si tratta di un raro tumore maligno che attacca la pleura, la membrana protettiva che avvolge i polmoni. Gli abitanti di Rosignano avrebbero il 300% di possibilità in più di ammalarsi rispetto al resto della regione.
La risposta
Arriva direttamente dall’azienda la risposta alle accuse. “Il colore delle Spiagge Bianche di Rosignano è dovuto al calcare naturale.”, recita la pagina web della Solvay. E ancora, “La qualità dell’acqua è completamente sicura e in linea con il resto della costa toscana”. Si parla, poi, di “tracce” di metalli pesanti. I turisti, però, vengono subito rassicurati, affermando che i metalli allo stato solido presenti nel calcare, non possono in alcun modo essere assorbiti da esseri viventi.
Tutt’ora Rosignano è bandiera blu, ciò decreterebbe una totale pulizia e sicurezza dell’acqua. In verità, il problema nasce perché i parametri italiani riguardano batteri fecali e simili. Non prendono in considerazioni agenti di tipo chimico. Si pensi, però, che nel 2017 si è verificato un evento strano, quale una moria di pesci sulle coste. Probabilmente fu dovuto dalla presenza di ammoniaca nell’acqua, anche se in quel frangente l’industria aveva avuto un guasto.
L’anno scorso Solvay è stata condannata dal tribunale di Livorno ad un risarcimento di oltre 13mila euro in favore di un lavoratore che l’ha denunciata per esposizione a polveri e fibre di amianto. Ancora poco, però, è cambiato e l’azienda continua a riversare materiali cancerogeni nel mare affollato di bagnanti locali e turisti.
Mariachiara Giorgia Grosso