Zeynab Jalalian: da 15 anni in prigione per “Inimicizia contro Dio”

Zeynab Jalalian: prigioniera politica detenuta ingiustamente da 15 anni. L’accusa è il “reato di inimicizia contro Dio”, chiamato mohabareh. Le sue condizioni di salute peggiorano sempre di più a cause delle continue negazioni di cure mediche specialistiche da parte delle autorità. Le accuse di “inimicizia contro Dio” con conseguenti condanne a morte non rappresentano un provvedimento raro della Corte giudiziaria islamica, tanto da essere uno tra gli strumenti di controllo ed oppressione del regime iraniano. Lo vediamo nel caso degli arresti dei partecipanti alle proteste scoppiate in seguito alla morte di Mahsa Amini.

Iran: il crimine della danza per l’emancipazione

Cinque ragazze sono state arrestate, trattenute per 48 ore e costrette a pentirsi in un video per aver ballato in pubblico e senza indossare l’hijab. Gli arresti legati alla danza in pubblico non rappresentano una novità sul territorio islamico. Un altro esempio infatti è la coppia arrestata dopo la pubblicazione di un video in cui ballavano nella piazza centrale di Teheran, gesto a sostegno dell’ondata di manifestazioni scoppiate in seguito alla morte di Mahsa Amini. Il regime totalitario iraniano ha reagito nei confronti delle proteste attraverso una repressione violenta, si pensa infatti che gli ultimi episodi di avvelenamento delle studentesse nelle scuole iraniane siano proprio legati alle modalità di controllo sociale attuate dalla Repubblica islamica.

La Rosa Bianca, ottant’anni dopo è ancora importante ricordare

Ricorre oggi l’ottantesimo anniversario dall’arresto da parte della Gestapo dei fratelli Sophie e Hans Scholl, membri della Rosa Bianca (Weiße Rose), un gruppo antinazista composto da cinque studenti dell’università di Monaco di Baviera che tra il giugno 1942 e il febbraio 1943 diffusero sei opuscoli in cui esortavano tutti i tedeschi a uscire dalla “prigione dello spirito” in cui erano confinati.