Potrebbe rivelarsi più complicato del previsto il tentativo di oltre 200 mila risparmiatori truffati dalle banche italiane, coinvolte in crac finanziari tra novembre 2015 e dicembre 2017, di recuperare i soldi persi. La piattaforma online attraverso cui vanno inoltrate le domande sta riscontrando una serie di problemi che rischiano di vanificare le richieste di rimborso.
IL DECRETO DEL GOVERNO
Il ristoro dei danni subiti dalle vittime dei fallimenti era uno dei temi più a cuore del governo gialloverde, soprattutto da parte del Movimento Cinque Stelle. Uno degli ultimi atti dell’esecutivo, prima della sua caduta, è stato l’istituzione di un apposito fondo indennizzo risparmiatori che ha messo a disposizione una cifra di poco superiore al miliardo e mezzo di euro. Soldi necessari a compensare le perdite subite da azionisti e obbligazioni di undici istituti di credito tra i quali Banca Marche, Banca Etruria, Veneto Banca, Popolare di Vicenza, Carichieti e Cariferrara oltre ad alcune banche di credito cooperativo, accusate di aver violato gli obblighi di informazione, diligenza, correttezza, buona fede oggettiva e trasparenza previsti dal testo unico della finanza. Con l’approvazione del terzo e ultimo decreto attuativo di questo provvedimento, firmato dal ministro dell’economia Giovanni Tria e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 21 agosto, dal giorno successivo sono scattati i 180 giorni di tempo per presentare la domanda di indennizzo.
I RISARCIMENTI PREVISTI
Non tutti i truffati devono seguire lo stesso percorso, né avranno diritto ad una identica percentuale di risarcimento. Coloro che al 31 dicembre 2018 avevano un patrimonio mobiliare inferiore a 100 mila euro, o un reddito Irpef sotto ai 35 mila euro aderiranno a una proceduta semplificata. Gli altri, che rappresentano una quota inferiore al 10% del totale, dovranno invece passare per un percorso più complesso.
Varierà anche l’indennizzo previsto. I proprietari di azioni saranno rimborsati per una quota non superiore al 30% del loro costo di acquisto, e fino a un massimo di 100 mila euro. Gli obbligazionisti invece potranno vedersi corrisposto fino al 95%. La percentuale potrebbe salire nel caso in cui i rimborsi erogati dovessero essere inferiori alla cifra messa a bilancio, pari a 525 milioni di euro per ognuno dei tre anni dal 2019 al 2021. Le somme saranno restituite tramite bonifico bancario o postale, con precedenza a chi attende rimborsi fino a 50 mila euro.
I PROBLEMI DELLA PIATTAFORMA
Ogni risparmiatore deve perciò inserire le informazioni richieste nel momento in cui si collega alla piattaforma online, gestita da Consap, per presentare la domanda. E qui cominciano i problemi. In molti, in questi giorni, hanno segnalato come il sito si sia bloccato più volte. Ma anche quando funziona, non è sempre chiaro come rispondere alle domande e inserire i dati richiesti. Diversi utenti lamentano la difficoltà nel capire come calcolare il patrimonio mobiliare.
Problemi sarebbero emersi anche per indicare la soglia di reddito o il valore nominale residuo dei titoli. Senza contare la necessità di attestare il possesso dei titoli nel momento in cui si presenta la domanda. Un obbligo reintrodotto con i decreti attuativi del Fir dopo essere stato cancellato dalla Finanziaria 2018. E la questione si ingarbuglia ulteriormente se si fa ricorso per conto di un familiare. In quel caso bisogna anche andare dal notaio per la delega.
RISCHIO ERRORI
Gli intoppi riscontrati in questa prima fase hanno allarmato molti risparmiatori. Se la domanda di risarcimento dovesse essere presentata in modo sbagliato, si rischia seriamente che venga respinta. Inoltre nel momento in cui è stato istituito il fondo di indennizzo, non è stata stabilita la possibilità che i risparmiatori possano presentare ricorso in caso di respingimento della domanda. I comitati che rappresentano i risparmiatori hanno perciò chiesto alla Consap e al ministero dell’economia di fare chiarezza, per evitare sorprese sgradite, in una vicenda che si trascina ormai da diversi anni.
DINO CARDARELLI