Il quesito “siamo soli?” cioè se esista o no vita intelligente nell’universo, per quanto allo stato attuale delle nostre conoscenze sia molto difficile azzardare una risposta, è una domanda che non possiamo e non vogliamo smettere di porci.
Ora arriva notizia dall’Università di Nottingham di una nuova stima della possibile esistenza di civiltà tecnologiche nella galassia.
Lo studio è stato pubblicato su The Astrophysical Journal.
Innanzitutto perché civiltà tecnologiche?
Perché da qua possiamo sperare di intercettare solo i segnali mandati nello spazio da una civiltà tecnologica come la nostra, eventuali civiltà in epoca pre-tecnologica ci sono e rimarranno inconoscibili.
Almeno fino a quando non saremo in grado di visitare altre stelle, cosa che non è affatto detto che anche in un futuro lontano saremo in grado di fare, visto che niente ci autorizza a credere che il limite delle velocità della luce sia aggirabile e che anche viaggiando anni a quella velocità potremmo ragionevolmente pensare di visitare solo una decina di stelle nei nostri paraggi e solo alcune di esse hanno dei pianeti.
In cosa è diversa la nuova stima delle civiltà tecnologiche nella nostra galassia?
Il metodo tradizionale è stimare la possibilità dell’esistenza di vita e poi in base a quella cercare di indovinare su quanti mondi in cui sboccia la vita quale percentuale possa condurre alla vita intelligente ed eventualmente a una civiltà tecnologica.
Il metodo utilizzato nella ricerca firmata come primo autore dall’assistente professore Tom Westby e come autore anziano dal professor Christopher J. Conselice taglia corto e passa direttamente a stimare la possibilità dell’emersione di vita intelligente basandosi su quanto accaduto sulla Terra. Quindi la ricerca viene ristretta non solo dalla famosa fascia di abitabilità (presenza di acqua allo stato liquido), ma anche a stelle simili al nostro Sole (relativamente ricco di ferro) perché la vita sulla Terra si è evoluta in un ambiente ricco di metalli.
Quante potrebbero essere le civiltà tecnologiche nella nostra galassia?
I due scienziati hanno analizzato vari scenari, ad esempio il loro ragionamento si basa anche su un’assunzione chiamata limite copernicano che coniugano in forma debole e forma forte, il limite copernicano debole prevede che la vita intelligente emerga dopo 5 miliardi di anni ma non prima, il limite copernicano forte prevede che emerga tra 4,5 e 5,5 miliardi di anni (cioè proprio come sulla Terra né prima né molto dopo).
La stima più prudente adottando il limite copernicano forte e un tempo di almeno 100 anni di durata per una civiltà tecnologica (perché noi emettiamo segnali radio da 100 anni) è che nella nostra galassia galassia ci dovrebbero essere 36 civiltà tecnologiche in attività.
Perché non ne abbiamo rilevata nemmeno una? Perché se fossero distribuite uniformemente significa una distanza media di 17000 anni luce, davvero troppo per i nostri mezzi, non siamo in grado e non lo saremo a lungo di rilevare segnali di una civiltà così lontana.
Però è anche possibile che siamo l’unica civiltà tecnologica nella galassia, perché ci manca un altro dato fondamentale: quanto dura una civiltà tecnologica in media? In fondo noi ci saremmo pure potuti annientare negli anni 50, o magari nel 1962 se la crisi dei missili a Cuba fosse finita diversamente, con una bella guerra termonucleare globale. Da questo punto di vista cercare altre civiltà tecnologiche potrebbe anche essere interessante per stimare le possibilità di sopravvivenza a lungo termine della nostra, se pur aumentando le nostre capacità dovessimo continuare a non trovarne potrebbe significare che una civiltà tecnologica non sopravvive molto a lungo. Potete toccare ferro.
Roberto Todini