John Singer Sargent, pittore americano, nato a Firenze nel 1856, si consolida quale uno dei più importanti interpreti dell’Ottocento. Egli con la sua arte permeata dalla sensibilità impressionista si staglia quale ritrattista eccelso della classe aristocratica e alto-borghese rappresentandone gli stilemi espressivi e introspettivi.
Il suo pennello tratteggia l’anima dei personaggi individuandone le fragilità, le asprezze, le diacronie, le contraddizioni. Un fermo immagine che narra tutto il contesto psicologico della figura in esame, svelandone degli aspetti, celandone altri, con l’intento di fornire uno spaccato della persona che rimanga un’effigie eterna.
L’influenza degli impressionisti è presente nella sua poetica che accoglie l’intento affine di donare un’impressione fugace della scena, ma allo stesso tempo è espressa l’intenzione artistica di rendere una imago più completa e complessa in tutte le sue sfaccettature. Sargent desidera cogliere l’attimo, ma anche eternarlo e stigmatizzarlo. Vuole al contempo rappresentare la persona, il suo stile, la sua condizione sociale e psicologica. Egli fornisce sia una testimonianza storica sia un oggetto decorativo in linea con i gusti dell’epoca.
L’immagine della donna, indolente, sacrificata, vulnerabile degli stilemi letterari ottocenteschi prende vita sulle sue tele, come i ritratti di uomini caparbi, fattivi, simboli di un potere politico consolidato, consapevoli della loro posizione. Lo spettrometro emotivo di Sargent sopravanza questi archetipi e simboli letterari e coglie tutte le sfumature dell’essere. Da giovani eterei, dandy, a donne mondane e sprezzanti, a giovani confuse e delicate, ad anziani pieni di acredine e risentimento. Tutta la panoplia umana è oggetto di interesse per l’artista che conquista i salotti aristocratici europei e oltre, affermandosi quale esecutore magistrale del genere ritrattista.
Osservare un quadro di Sargent è pura “sinestesia”. Oltre la vista, tutti i sensi lo contemplano e ne recepiscono il messaggio. Dal tatto delle stoffe pregiate degli abiti dei personaggi, ai profumi delle signore imbellettate, ai suoni sordi delle camere aristocratiche.
Non si fanno mai abbastanza schizzi. Fai uno schizzo su qualsiasi cosa e mantieni attiva la curiosità”
Costanza Marana