Unione Sindacale Di Base
In questi giorni sulle coste spagnole e italiane si susseguono arrivi di migliaia di persone che, pur di sfuggire alla disperazione vissuta nel continente africano, rischiando la vita attraversano il Mediterraneo sperando di trovare migliori condizioni nella ricca Europa.
Ma la risposta è, per l’ennesima volta, di tipo militare e repressivo: le proposte della UE e del ministro degli interni Lamorgese sono il rafforzamento dei respingimenti e il blocco delle partenze dai paesi africani.
Ancora una volta ignorando guerre, crisi economiche, mutamenti climatici, la ricca e opulenta Europa difende il suo fortino e i profitti dei suoi padroni. Non a caso le misure di sostegno economico per i lavoratori migranti sono state quasi inesistenti, come del resto l’assistenza sanitaria.
Abbiamo visto fallire miseramente la sanatoria Bellanova e abbiamo visto il rifiuto delle Questure nel recepire le stesse norme del decreto Lamorgese per la regolarizzazione dei migranti presenti in Italia. È ora che i lavoratori migranti facciano sentire forte la loro voce, per questo motico il 22 maggio ci sarà una mobilitazione nazionale. Si griderà, in occasione del G20 sulla salute, che le conseguenze delle politiche economiche saranno: ulteriore aumento delle disuguaglianze sociali, maggiore sfruttamento mascherato da avanzamento tecnologico e crescita esponenziale della disoccupazione e della precarietà lavorativa e sociale.
Le classi dirigenti del nostro Paese non solo si sono dimostrate incapaci di proteggere la popolazione e hanno collezionato record negativi nel modo in cui hanno affrontato il virus, ma si apprestano a gestire la crisi economica in modo ancora più disastroso. È ora che una forte opposizione sociale, sindacale e politica si manifesti con forza per costruire l’alternativa.
È molto importante che alla manifestazione abbia aderito la Comunità Palestinese di Roma che sarà di nuovo in piazza per protestare contro l’ennesima pesante aggressione che sta subendo il popolo palestinese. Ci sarà anche una delegazione dei lavoratori portuali che hanno fermato in questi giorni l’uso del porto di Livorno per rifornire di armi l’esercito israeliano.