Sofia Bonati: le beauty queen diventano una fiaba con un semplice tocco di penna e pennello.
Sofia Bonati (Buenos Aires) è un’illustratrice e pittrice. Ha collaborato con molte riviste celebri, tra cui Vanity Fair, e anche nell’ambito dell’editoria mondiale è possibile trovare le sue creazioni (la Mondadori ha utilizzato i suoi ritratti per delle edizioni speciali dedicate all’anniversario di Jane Austen).
Le sue illustrazioni sono così accattivanti per l’utilizzo di colori tenui e soavi e la presenza sola di inchiostro per le sfumature e i volumi. E ovviamente per i soggetti: graziose donne in posa, quasi sempre a mezzo busto, ritratte con uno sguardo fisso e inespressivo.
Ciò che rende bellissime queste bamboline sono i dettagli fatti di innesti inaspettati e incoerenti, come le ali di farfalla al posto dei capelli o i fondali dell’illustrazione che di pari passo diventano il vestito del soggetto, creando un contrasto tale da fare rimbalzare in primissimo piano il viso dagli occhi giganti e incantevoli.
C’è qualcosa di estremamente adorabile in queste donne. La loro serietà, a volte attraversata da quella che più sembrerebbe avvicinarsi alla malinconia, altre volte invece apatica nel più grigio dei modi, sembra prendersi -paradossalmente-, gioco di noi.
Cercavo meglio di capire in che cosa consistesse il fascino di queste ragazze al di là dei loro dettagli irreali e dei loro occhi definiti e grandi, unica parte del loro corpo ad avere un chiaroscuro definitivo e dunque un volume. E alla fine mi sono concentrata proprio sul loro atteggiamento, la loro posa, le loro espressioni.
E ho rivisto tutte le giovani ragazze di oggi. Piccole e deliziose beauty queen, spesso ossessionate dal piacere agli altri, con i loro selfie standardizzati in un’unica modalità espressiva: sorridere poco, ammiccare tanto. E di colpo tutta la realtà social in cui vediamo navigare l’umanità a diversi livelli di narcisismo è diventata tutta un candore divertente.
Esiste questa concezione, dettata forse dai troppi anni di pubblicità con modelle che non rispecchiano la donna reale, secondo la quale meno si è espressivi, più si è belli. Cosa non vera e che, peraltro, ci ha omologato in maniera imbarazzante in tutte le sfumature in cui la sensualità poteva infognarsi.
E queste nostre nuove generazioni di Millennials in cui un po’ tutti ci ritroviamo a confrontarci sono vittime e carnefici di questo meccanismo più mentale che fisico, e in ogni modo terribilmente efficace.
È per questo che le illustrazioni di Sofia Bonati hanno il fascino dell’ironia e, perché no, dell’irriverenza. I visi di queste donne sono indiscutibilmente belli, di una bellezza perfetta, oggettiva. Talmente tanto che, per l’appunto, sembrano tutte bamboline dalle gote rosa. Ma questi innesti irreali di colori, animali e nuvole che si intrecciano nelle loro teste e nei loro corpi rompono l’armonia del solo bello-e-basta, distruggendo la semplice ammirazione e guidandoci invece verso l’interpretazione e il significato, se si vuole.
Molti di questi dettagli aggiuntivi sembrano, all’effettivo, carichi di simboli. Ma questo spetta a ognuno di noi decifrarli. La cosa funzionante in queste opere di inchiostro e acquerello di Sofia Bonati è questo contrasto tra quello che si vede e quello che si percepisce.
Sono tutte splendide donne forse distanti, magari sovrappensiero, affascinanti come solo il bello e irraggiungibile può essere. Ma allo stesso tempo sembrano suggerirci di non prenderle troppo sul serio, né loro, né noi stessi.
Ed è questo che le rende estremamente deliziose, da mangiare con gli occhi e con il cuore, in un mix di sensualità, eleganza e allegria che le rende più Donne che mai.
Gea Di Bella