Alessandro Barbero è uno storico e scrittore italiano, specializzato in storia militare e storia del Medioevo.
Vincitore del Premio Strega nel 1996, con il romanzo storico “Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo”, dal 2007 collabora a una rubrica di usi e costumi storici nella trasmissione televisiva Rai Superquark.
È stato membro del comitato direttivo del Premio Strega, da cui si è dimesso nel marzo 2013. Nel 2012, in collaborazione con Piero Angela, pubblica “Dietro le quinte della storia”, riprendendo la formula delle conversazioni didattiche televisive con il giornalista conduttore di Superquark. Dal 2013 introduce i documentari storici della trasmissione “a.C.d.C. ”, in onda su Rai Storia. Sempre dal 2013 fa parte del comitato scientifico della trasmissione di Rai Storia in onda su Rai Tre, “Il tempo e la storia”, condotto dapprima da Massimo Bernardini e, a partire dal 2016, da Michela Ponzani.
Membro del comitato di redazione della rivista Storica, collabora con la rivista Medioevo, il quotidiano La Stampa, l’inserto Tuttolibri, e l’inserto Domenica del quotidiano Il Sole 24 Ore.
I suoi ultimi libri:
– “Gli occhi di Venezia”, Mondadori, 2011. Vincitore del “Premio Alessandro Manzoni – città di Lecco” nel 2011.
– “New York, 14ª”, Barbera, 2012.
– “Le ateniesi”, Mondadori, 2015.
Ultima Voce l’ha intervistato in esclusiva per i suoi lettori.
Perché il proprio il Medioevo come amore principale?
Ho sempre saputo, fin da bambino, che la storia sarebbe stata la mia più grande passione.
Ho scoperto il Medioevo al liceo. Da bambino mi affascinavano maggiormente i Romani e la Seconda Guerra Mondiale. Poi, un caro amico, figlio d’intellettuali e con a disposizione una grossa libreria, mi prestò “La Società Feudale” di Marc Bloch e credo sia stata quella la svolta decisiva : mi era piaciuto così tanto quel mondo, che decisi poi di continuare a studiarlo. Una conferma che ho avuto all’Università di Lettere, quando ho proprio deciso di dedicarmi alla storia medievale.
Ciò che amo del Medioevo, di quell’epoca, è la mancanza d’ipocrisia: le persone che avevano possibilità di esprimersi erano dirette, dicevano le cose come stavano. Per cinismo e/o ingenuità, mancava la finzione: è proprio la cifra degli intellettuali, dei politici, dei poeti dell’epoca. Basti pensare a Dante, che “ha sbattuto” il Papa all’inferno senza farsi troppi problemi: noi quante difficoltà avremmo, ora, a fare altrettanto?
“La storia si ripete ciclicamente” : è vero, o non proprio?
Non è propriamente vero. Non v’è nessuna certezza che un dato fenomeno si ripeta. Ogni tanto, si possono riproporre dei fenomeni con alcune somiglianze, quello sì. Quando si afferma che certi eventi storici torneranno, si cade in errore. È utile invece chiedersi se un evento della propria epoca abbia delle similitudini con un altro del passato. Quest’ultimo avrà sicuramente avuto modalità diverse, ma la sostanza potrebbe essere la stessa. D’altronde, la storia è fatta dagli uomini, che cambiano le idee, i valori, la mentalità ed i pregiudizi, ma la loro natura rimane sempre la stessa in ogni epoca.
Fare televisione ed insegnare hanno modalità molto simili, oppure v’è una grossa differenza?
La differenza è molto grossa. Un elemento comune e che col tempo capisco sempre più, è che anche quando si insegna è meglio saper appassionare. Dopodiché, la difficoltà della televisione è quella di riuscire a far passare il senso della complessità: puoi a malapena alludere ad esso. Bisogna semplificare molto il messaggio da trasmettere, per far sì che arrivi a tutti, altrimenti non raggiungi lo scopo per il quale il mezzo televisivo è stato creato. Insegnando, hai il tempo di analizzare le contraddizioni e le sfumature.
Avesse a disposizione una macchina del tempo… che data imposterebbe?
Avessi a disposizione un solo viaggio andrei, ovviamente, nel Medioevo. Dopodiché, sceglierei un momento con la massima concentrazione di eventi o fatti che ancora non conosciamo. Forse, andrei a Roma, all’incoronazione di Carlo Magno, per vedere se davvero era d’accordo sulla sua proclamazione o se avesse dei dubbi e la faccia che fece. Farei attenzione ai vestiti, alla lingua che parlavano fra di loro… tutte quelle cose che possiamo solo ricostruire a pezzi, ma che non sappiamo veramente.
Certo, sarebbe altrettanto appassionante andare tra i monti ad intervistare un pastore medievale, ma con un solo viaggio a disposizione risulterebbe un grande spreco.
In televisione, arricchisce molto con nozioni e dettagli storici personali, curiosità sentimentali dei personaggi o loro vicende particolari. E’ solo un modo per mantenere l’attenzione del pubblico o sono anche informazione sulle quali ama soffermarsi?
Difficilmente direi mai qualcosa allo solo scopo d’attirare l’attenzione. Mi dicono spesso che si vede che sono un grande appassionato e come tale, cerco io per primo le nozioni che possano interessarmi e divertirmi. Che poi queste coincidano col pubblico è una conseguenza.
Ha spesso affermato che il suo lavoro, in quanto storico, è prima di tutto fare ricerca. Di cosa si sta occupando attualmente? Cosa sta studiando?
Nel mio lavoro siamo proprio pagati per fare ricerca, che non finisce dunque mai. Lo storico rimane molto legato al territorio in cui si trova, dal quale può sfruttare anche gli archivi locali. In quanto medievista e docente del Piemonte Orientale, in questo momento mi sto occupando della Vercelli medievale ai tempi dei comuni, quando scomparirono i Visconti Sforza.
Alessandro Barbero – Biografia
Isabella Rosa Pivot