I dati emersi dal 4° Paper del Rapporto 2024 “Family (Net) Work evidenziano un progressivo e costante calo degli occupati nel lavoro domestico, circa 145 mila in meno negli ultimi 3 anni. Nel 2020 i lavoratori del settore regolarmente registrati erano 950.565, nel 2023 sono 833.874. A livello regionale spiccano la Lombardia ed il Lazio. L’indagine di Family (Net) Work è stata svolta a luglio scorso, ha riguardato 2.015 famiglie aderenti ad Assindatcolf e Webcolf ed è stata realizzata in collaborazione con la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro.
Tra i dati che evidenziano la crisi occupazionale la scelta di oltre 220 mila le donne tra i 55 e i 65 anni che hanno deciso di non lavorare per motivi familiari. Le famiglie che si avvalgono di colf, badanti e baby-sitter sono passate da da 2 milioni e 600mila nel 2011 a 1,9 milioni del 2022 con una contrazione che riguarda sia le famiglia a basso reddito che quelle di ceto medio anch’esse spaventate dalle troppe spese, in generale le famiglie che si avvalgono dei servizi di una badante affrontano ogni mese un costo superiore al 50% del reddito mensile e le famiglie che non possono permetterselo in un anno sono passate dal 27% al 55%.
In certi casi invece la difficoltà è nel trovare la persona più adatta alle proprie esigenze e ciò è dovuto spesso ad uno scarso ricambio generazionale che ha prodotto negli ultimi anni un dimezzamento del personale under 40 (14,2%) mentre i lavoratori over 60 sono più che raddoppiati (29,1%). La difficoltà è aumentata sia nel trovare la persona adatta a svolgere quel determinato lavoro (68,7%) e sia per quanto riguarda più in generale la disponibilità (21,5%).
Tra le cause del calo degli occupati nel lavoro domestico sono da citare anche le poche nuove nascite, dal 2008 ad oggi i nuovi arrivi sono calati del 34%, e la recente diffusione dello smart working che dopo la pandemia di Covid19 ha tenuto a casa molte persone rendendo meno necessario del personale legato alla prima infanzia e alla pulizia.
Ancora da risolvere poi l’importante nodo legato al lavoro irregolare che nel comparto domestico nel 2023 valeva ancora oltre il 54%. Tale mole di lavoro vale il 38,3% dell’occupazione irregolare dipendente in Italia e genera un danno alla collettività di quasi 2,5 miliardi di euro all’anno frutto sia del mancato gettito fiscale e sia dell’evasione Irpef. Nel 2023 su 1.384.000 lavoratori domestici ben 753mila sono irregolari.
Sull’argomento si è espresso, durante la presentazione del Paper a Roma, il presidente di Assindatcolf, Andrea Zini:
“Una situazione allarmante dove le donne sono ancora costrette a rinunciare al lavoro per occuparsi della famiglia spesso per motivi economici. Un circolo vizioso che ha ricadute pesanti soprattutto sul fronte del lavoro domestico irregolare. ”
Una crisi quella degli occupati nel lavoro domestico che ha preso consistenza negli ultimi anni, ma che ha origini anche molto lontane nel tempo, si pensi al calo della natalità o al lavoro irregolare ovvero problemi che questo paese si porta avanti da anni e su cui la politica non è mai intervenuta con serietà. Altro tema toccato nel suo intervento dal presidente Zini:
“È ormai chiara a tutti l’esigenza di una riforma generale del sistema, a partire dalla fiscalità: lo Stato deve supportare economicamente le famiglie, rendendo più accessibile e conveniente il lavoro domestico regolare.”
In vista della nuova manovra economica la proposta portata avanti da Assindatcolf per contrastare il calo di occupati nel lavoro domestico è quella di favorire il lavoro regolare aiutando le famiglie nel sostenere i costi mettendo in atto meccanismi come la deducibilità fiscale o il credito d’imposta.